Una nuova ricerca EU-OSHA illustra i dati sui rischi per salute e sicurezza a cui sono esposti i lavoratori impiegati nell’assistenza sociosanitaria, evidenziando alcuni dei tassi di esposizione più elevati.

Il report raccoglie dati statistici, pubblicazioni e sondaggi condotti da agenzie e organizzazioni europee, ma fornisce anche indicazioni sulle politiche che possono contribuire a migliorare la condizione dei lavoratori coinvolti.

Le caratteristiche del settore

Il comporta vede impiegati 21,5 milioni di persone Europa, divise fra:

  • assistenza sanitaria;
  • assistenza residenziale;
  • assistenza sociale.

Nel prendere in considerazioni i numeri sulla frequenza e l’incidenza di problematiche di salute, ci sono una serie di fattori caratterizzanti da valutare. Parliamo di uno dei settori con i livelli di precarietà dei contratti di lavoro più elevati in UE, superiori alla media europea, con picchi nel campo dei servizi sociali. Le donne rappresentano la netta maggioranza dei lavoratori impiegati nell’assistenza sociosanitaria (80%) e, come prevedibile, anche la maggioranza del personale con condizioni di lavoro precarie, che siano contratti a tempo determinato, part time o senza alcun contratto regolare. Infine, come in molti altri contesti, l’invecchiamento della popolazione impiegata è evidente, con il 37% dei lavoratori over 50, e comporta una serie di problematiche aggiuntive, quando parliamo di rischi per salute e sicurezza.

Nelle interviste condotte, quasi la metà dei lavoratori dichiara di essere esposta a rischi che hanno effetti negativi per la salute e sicurezza sul lavoro, in particolare il 52% degli operatori nell’assistenza sanitaria, il 47% nell’assistenza residenziale e il 37% nell’assistenza sociale.

I rischi lavoro-correlati evidenziati

Le attività che possono comportare patologie muscolo-scheletriche sono molto rilevanti nel comparto, ad esempio la movimentazione dei pazienti: secondo uno degli studi presi in considerazione, più del 50% dei lavoratori lamenta problemi di salute relativi all’apparato muscolo-scheletrico. Tornando alla composizione dei lavoratori, che abbiamo visto avere numeri elevati di donne e persone anziane, ci rendiamo conto di quanto il problema sia impattante e il rischio concreto di non poter rispettare procedure e limiti di peso nella movimentazione.

Diverse pubblicazioni, poi, evidenziano poi come l’incidenza dei rischi psicosociali per il settore sia superiore alla media europea: questo non solo per le condizioni precarie che sottolineavamo prima, anche per i ritmi di lavoro serrati, gli orari irregolari, l’esposizione ad aggressioni da parte dell’utenza, il tutto aggravato da frequenti situazioni di insufficienza di personale.

Vengono poi riportati dati sull’esposizione al rischio chimico, nell’utilizzo di agenti, fra cui farmaci, anche cancerogeni e mutageni come nel caso dei trattamenti chemioterapici, e al rischio biologico, per cui gli operatori risultano particolarmente soggetti a malattie infettive, come prevedibile.

Le conclusioni della relazione

Le problematiche evidenziate risultano diffuse trasversalmente in tutti gli ambienti di lavoro del settore e, sebbene generalmente le valutazioni dei rischi sia condotte con impegno e costanza, risulta necessario un intervento più vigoroso per mitigare i rischi a cui sono esposte queste categorie di lavoratori. Soprattutto, date le problematiche comuni, è auspicabile un approccio generale in ambito politico, che vada anche ad agire sulla mancanza di personale.