Cosa tratta?

Per i fedeli musulmani di tutto il mondo il ramadan è un periodo di sacralità eccezionale, fondato direttamente nel Corano, periodo in cui si pratica il digiuno nelle ore diurne, della durata di 29/30 giorni, quando tramonta il sole il digiuno viene rotto.

Nel corso di questo mese, i musulmani debbono astenersi dal bere, mangiare, fumare e dal praticare attività sessuali. Le donne incinte o che allattano, i bambini e i malati cronici sono esentati dal digiuno e dovrebbero al suo posto, secondo le loro possibilità, fare la carità.

Il datore di lavoro deve assicurare il diritto di tutela della salute e il diritto di libertà di culto dei propri lavoratori, diritti entrambi garantiti sia dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo sia dalla Costituzione della Repubblica Italiana ad ogni individuo.

La responsabilità del datore di lavoro è già sancita dall'articolo 2087 del Codice civile: “L'imprenditore è tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”. In aggiunta “L'obbligo di prevenzione ex art. 2087 impone al datore di lavoro non solo di adottare le misure tassativamente previste dalla legge, ma anche tutte le altre misure richieste in concreto per salvaguardare la salute del lavoratore” (cfr. Cassazione Civile, Sezione Lavoro, Sentenza n. 17314/2004).

Inoltre il Testo Unico sulla salute e sicurezza dei lavoratori D.Lgs.81/08 all’art. 28 specifica che il datore di lavoro deve effettuare una valutazione che “deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari..”

Pertanto, ogni datore di lavoro deve tener presente gli effetti del Ramadan sui lavoratori musulmani con particolare riferimento alle prestazioni lavorative che prevedono un rilevante sforzo fisico o attività all’esterno in condizioni meteo particolari (caldo, ad esempio) che potrebbero aumentare il rischio di malori durante il lavoro. Di seguito, a titolo esemplificativo, alcune attività lavorative a rischio:

  • svolte all’ esterno. (in particolare cantieri edili e stradali, agricoltura, facchinaggio ecc),
  • esposte a pericoli derivanti da notevole impegno fisico,
  • condizioni microclimatiche complesse (temperature elevate e/o basse ad es. celle frigo),
  • lavori in altezza o profondità,
  • esposizione a sostanze chimiche o agenti fisici che impongono DPI costanti/continui,
  • ambienti confinati.

Le attività devono obbligatoriamente essere rivalutate in considerazione delle condizioni di maggior rischio per la salute e la sicurezza che la condizione di digiuno può determinare soprattutto sul medio e sul lungo periodo.

In ogni attività lavorativa le condizioni psico-fisiche appaiono determinanti per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Durante il digiuno, le condizioni fisiche possono risultare indebolite, aumentando di fatto il rischio di incidente, in maniera proporzionale al tipo di lavoro svolto e all’ impegno fisico richiesto.

Le probabilità di accadimento sono influenzate dalle condizioni del lavoratore e dell’ambiente in cui è chiamato ad operare, ma anche dal peso corporeo così come dall’ età e dal sesso di appartenenza.

Già nel 2014 INAIL aveva prodotto un depliant “Sicurezza e intercultura: il Ramadan” in cui veniva analizzato il tema e venivano fornite delle misure di prevenzione e di primo soccorso.

 

Quando entra in vigore?

Per quest’anno il Ramadan inizierà dalla sera del giorno 22 marzo e terminerà la sera del giorno 21 aprile.

 

Indicazioni operative

Verificare quanti dei propri lavoratori seguono il ramadan, anche i lavoratori devono informare i datori di lavoro.

Segnalare al medico competente i lavoratori al fine di prevenire effetti avversi nei soggetti maggiormente sensibili al digiuno (malattie metaboliche, cardiopatie, epatopatie, turbe endocrine, anziani, particolari trattamenti terapeutici..).

Predisporre un piano di lavoro per garantire una distribuzione dei carichi di lavoro che tenga conto del digiuno dei propri lavoratori.

Favorire momenti di recupero durante la giornata lavorativa.

Predisporre un piano di monitoraggio per la sicurezza durante il periodo del ramadan con i lavoratori coinvolti.

Predisporre delle misure di supporto in caso di malore per questi lavoratori in modo specifico (acqua, ghiaccio, zucchero, sali minerali, ecc.).

Garantire momenti di informazione/ formazione sul rapporto tra lavoro e digiuno avvalendosi di mediatori culturali (se sussistono problemi di comunicazione).

Assicurare, durante il periodo, un coordinamento con il medico competente ed i necessari raccordi con l’emergenza pubblica (118).

Segnalare e registrare situazioni di malore in questa categoria di lavoratori, comunicandole al medico competente.