Il lavoro minorile in Italia: i dati preoccupanti dell’indagine di Save the Children
A cura della redazione
Seppur in maniera decisamente ridotta rispetto ad altri Paesi, anche in Italia il fenomeno del lavoro minorile desta particolare preoccupazione se si pensa proprio al grado di sviluppo e di tutele che negli anni abbiamo raggiunto.
Un’indagine di Save The Children, a distanza di 10 anni, ha voluto nuovamente prendere in considerazione i dati sul fenomeno con l’obiettivo di definirne i contorni, comprenderne le caratteristiche, l’evoluzione nel tempo, le connessioni con la dispersione scolastica.
Cosa tratta?
Per lavoro minorile si intende lo svolgimento di un’attività lavorativa al di sotto dell’età minima legale di ammissione all’impiego, come stabilito dalla Convenzione ILO (Organizzazione Internazionale per il Lavoro) del 1973, n. 138 sull’età minima e dalla Convenzione sulle peggiori forme di lavoro minorile del 1999, n. 182. In Italia è possibile accedere al mondo del lavoro al compimento del sedicesimo anno di età.
Dall’indagine “Non è un gioco” di Save The Children è emerso che:
- Un 14-15enne su cinque (20%) svolge o ha svolto un’attività lavorativa prima dell’età legale consentita;
Fonte: “Non è un gioco” – Save The Children
- si stima che 336 mila minorenni tra 7 e 15 anni abbiano avuto esperienze di lavoro minorile - il 6,8% della popolazione di quell’età;
- Tra i 14-15enni che lavorano, il 27,8% ha svolto lavori particolarmente dannosi per il proprio sviluppo educativo e per il benessere psicofisico perché considerati da loro stessi pericolosi oppure perché svolti in orari notturni, o ancora svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico;
- più della metà dei 14-15enni lavora fa tutti i giorni o qualche volta a settimana (circa 1 su 2 lavora più di 4 ore al giorno);
I settori maggiormente coinvolti sono:
- la ristorazione (25,9%)
- la vendita al dettaglio nei negozi e attività commerciali (16,2%)
- le attività in campagna (9,1%),
- le attività in cantiere (7,8%),
- le attività di cura con continuità di fratelli, sorelle o parenti (7,3%),
- lavoro online (5,7%).
È interessante constatare che quasi la metà dei minori con esperienze di lavoro minorile (48%) ha dichiarato di aver trovato lavoro tramite i propri genitori, mentre il 10,2% tramite parenti. Questo dato sottolinea come una parte importante del fenomeno del lavoro minorile sia in qualche modo ascrivibile all’ambito familiare.
La relazione tra la propensione al lavoro minorile e il livello socio-economico e culturale delle famiglie è dimostrato dal fatto che minori di 14 e 15 anni che non hanno mai lavorato vivono maggiormente in famiglie in cui entrambi i genitori hanno frequentato l’università, rispetto ai loro coetanei che hanno lavorato prima dell’età legale consentita.
I motivi che spingono i minori ad intraprendere percorsi di lavoro prima dell’età legale consentita sono molteplici:
Fonte: “Non è un gioco” – Save The Children
Una delle peggiori conseguenze è che, dedicando molto tempo all’attività lavorativa, i giovanissimi mettono in secondo piano lo studio, aumentando il rischio di bocciature, limitando la frequenza a scuola e alimentando così, in molti casi, il fenomeno della dispersione e dell’abbandono scolastico.
In sostanza tutto questo rischia di mettere fortemente a rischio i percorsi educativi e di crescita degli adolescenti, decretando o incrementando una situazione di povertà ed esclusione sociale che si riflette anche sulla condizione futura di giovani NEET (Not in Education, Employment, or Training).
La ricerca ha anche rivolto un focus sui minori coinvolti nel circuito di giustizia minorile dal quale emerge che:
- Quasi il 40% dei minori intervistati ha affermato di aver svolto attività lavorative prima dei 16 anni;
- questi lavori sono stati intrapresi, in larga parte, autonomamente dai giovani senza il coinvolgimento familiare;
- Il 62,4% ha dichiarato di aver lavorato più o meno tutti i giorni, il 28,8% qualche volta a settimana;
- Circa il 62,8% degli intervistati ha svolto attività pericolose (in orario notturno o ritenute pericolose, oppure svolte in maniera continuativa e durante i giorni di scuola);
- Anche in questo caso la maggior parte dei minori ha dedicato più tempo al lavoro a discapito dello studio. Sono frequenti, tra i minori coinvolti nel circuito della giustizia i casi di abbandono precoce della scuola, così come percorsi di insuccesso scolastico che si traducono in un numero elevato di assenze e bocciature.
Quando entra in vigore
I risultati di questa ricerca, condotta tra dicembre 2022 e febbraio 2023, in cui sono stati compilati 2.080 questionari da ragazze e ragazzi di età compresa tra 14 e i 15 anni, in 15 province italiane e 72 scuole campione, sono stati pubblicati il 4 Aprile 2023 sul sito di Save The Children.
Indicazioni operative
I risultati dell’indagine e in particolare il dato relativo ai lavori più dannosi per la crescita e il benessere psicofisico dei minorenni, in aumento rispetto al 2013, evidenziano lo stretto legame tra lavoro minorile e dispersione scolastica.
Per prevenire la dispersione scolastica e il lavoro minorile è necessario mettere in campo una pluralità di azioni con un approccio integrato, multidisciplinare e territoriale.
Save The Children ha esplicitato alcune richieste di impegno rivolte alle istituzioni a diversi livelli. Ne elenchiamo alcune:
- Nominare subito la Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza affinché avvii un’indagine conoscitiva sul lavoro;
- Prevedere la realizzazione da parte dell’Istituto Nazionale di Statistica di un’indagine sistematica e periodica sul lavoro minorile in Italia;
- Assicurare la formazione degli enti preposti all’identificazione e assistenza di minori infrasedicenni esposti al lavoro minorile;
- Garantire l’elaborazione, da parte dei Comuni, di un Programma Operativo di prevenzione e contrasto del lavoro minorile e della dispersione scolastica;
- Promuovere, all’interno dei percorsi di educazione civica a partire dalla scuola secondaria di I grado, la formazione di studenti e studentesse sui diritti nel mondo del lavoro;
- Investire, tramite i fondi del PNRR, sullo sviluppo delle competenze trasversali e legate alla transizione digitale e green dei giovani.
Per ulteriori dettagli si rimanda all’indagine sul lavoro minorile in Italia 2023 di Save The Children “Non è un gioco”, in allegato al presente articolo.
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