Il diritto europeo prevale sul nazionale: una sentenza lo conferma
A cura della redazione
I giudici della Corte di Giustizia dell’Unione Europea hanno affermato che un giudice nazionale non è tenuto ad applicare una decisione della sua Corte costituzionale che violi il diritto dell’Unione.
Cosa tratta
Se restavano dubbi, i giudici di Lussemburgo hanno confermato che il diritto europeo prevale sempre sui nazionali, anche sulle decisioni delle corti costituzionali. La sentenza riguarda un caso avvenuto in Romania, per cui la morte di un lavoratore non era stata riconosciuta come infortunio ed era stato assolto il responsabile dell'organizzazione del lavoro, dell'istruzione del personale e dell'adozione delle misure volte a garantire l'efficacia dei dispositivi di sicurezza sul lavoro e delle attrezzature di protezione dall’accusa penale.
I fatti e il procedimento principale
Nel 2017 un elettricista dipendente di un’azienda rumena era deceduto per elettrocuzione in occasione di un intervento su un apparecchio di illuminazione esterno a partire da un traliccio della bassa tensione in un'azienda agricola. A seguito del decesso erano stati avviati due procedimenti: da un lato, un procedimento di indagine amministrativa contro l’azienda di cui era dipendente e, dall'altro, un procedimento penale a carico del responsabile dell’organizzazione del lavoro, per inosservanza delle misure di legge in materia di sicurezza sul lavoro e omicidio colposo.
Il responsabile era stato accusato di aver impartito alla vittima indicazioni circa l’intervento sull'apparecchio di illuminazione in questione, senza che fossero adottate misure di salute e di sicurezza sul lavoro. Pertanto, la vittima avrebbe eseguito tale intervento senza mettere fuori tensione l'impianto elettrico e senza usare guanti protettivi elettroisolanti. Il tribunale di primo grado aveva assolto l’imputato, ritenendo che sussistesse il ragionevole dubbio che il soggetto avesse dato tali indicazioni alla vittima. Veniva, inoltre, rilevato dal giudice amministrativo che l'evento in questione si fosse verificato dopo la fine dell'orario di lavoro, sicché non poteva essere qualificato come infortunio sul lavoro.
Per la Corte costituzionale rumena, la sentenza civile era valida e aveva direttamente impatto sul procedimento penale, ritenendo che il non riconoscimento dell’infortunio sul lavoro per il diritto nazionale fosse vincolante anche per il procedimento penale, impedendo di conseguenza il pronunciamento sulla responsabilità penale o civile delle parti sottoposte a procedimento penale.
Il parere della Corte europea
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, interpellata dalla Corte di appello di competenza, ha ritenuto che impedire al giudice penale di riconsiderare la decisione, se il fatto costituisse infortunio sul lavoro o meno, costituisca una violazione della direttiva 89/391 sulla sicurezza sul lavoro. In particolare, minerebbe il principio della responsabilità del datore di lavoro e quello della tutela dei lavoratori.
Questo costituisce elemento ostativo alla normativa dello Stato membro, in quanto tale normativa impediva ai familiari della vittima costituiti parti civili di essere ascoltati in alcuno dei procedimenti atti a definire se si trattava effettivamente di infortunio sul lavoro.
La Corte ha poi ribadito il principio del primato del diritto dell'Unione, per cui gli organi giurisdizionali nazionali possono non applicare le decisioni della Corte costituzionale del loro Stato membro, in quanto queste violano i diritti sanciti dalla direttiva 89/391.
Conclusioni
Quanto espresso dalla Corte UE chiarisce e ribadisce il principio per cui gli Stati Membri sono tenuti e rispettare in primis il diritto dell’Unione, potendo essere sottoposti in caso contrario a procedimenti disciplinari. Ciò, quindi, comporta che i giudici di uno Stato membro possano rifiutarsi di applicare le leggi nazioni e disattendere le decisioni delle rispettive corti costituzionali che sono in contrasto con le direttive europee.
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