Il Consiglio dei Ministri, nella seduta n. 29 del 9/10/2013, ha approvato un decreto legge, contenente disposizioni urgenti in materia di finanza pubblica, che consente di contenere il deficit del bilancio 2013 entro un valore non superiore al 3% del PIL.

I taglia alla spesa pubblica ammontano a circa 550 milioni di euro. Rimangono esclusi dai tagli i settori della scuola, della ricerca e della salute. Altri 550 milioni arriveranno dalla sospensione dei parametri di virtuosità per gli enti locali. Restano fuori dal provvedimento invece: il rifinanziamento (330 milioni di euro) degli ammortizzatori sociali in deroga per l’anno 2013; la social card (35 milioni di euro); l’aumento dal 101% al 103% degli acconti IRES e IRAP e l’aumento delle accise dei carburanti (inizialmente previsto in 6,5 centesimi di euro al litro). 

Inoltre per far fronte ai problemi indotti dal fenomeno dell’immigrazione, soprattutto dopo gli ultimi fatti di Lampedusa, il Governo ha disposto la costituzione di un Fondo presso il Ministero dell’Interno con una dotazione di 190 milioni di euro per l’anno 2013.

E’ stato anche incrementato di 20 milioni di euro il Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.

Particolarmente sentito anche l’altro provvedimento approvato dal Consiglio che si pone l’obiettivo di favorire l’integrazione dei titolari di protezione internazionale (rifugiati e titolari di protezione sussidiaria), consentendo il rilascio del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo alle medesime condizioni previste per gli altri cittadini stranieri anche ai rifugiati che ad oggi ne sono esclusi.

Più precisamente il decreto legislativo che ha dato attuazione alla direttiva 2011/51/UE del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 maggio 2011, che modifica la direttiva 2003/109/CE del Consiglio per estenderne l’ambito di applicazione ai beneficiari di protezione internazionale prevede che: i titolari di protezione internazionale con permesso di “lungo-soggiorno” potranno stabilirsi, a determinate condizioni (ad esempio, per motivi di lavoro), in un secondo Stato membro; per favorire l’integrazione del titolare di protezione internazionale, oltre ad attribuirgli uno status ulteriore di soggiornante di lungo periodo, si prevede che questo può essere mantenuto anche in caso di cessazione della protezione internazionale;  viene eliminata, per gli stranieri beneficiari di protezione internazionale ed i loro familiari l’onere di documentare la disponibilità di un alloggio idoneo e non ci sarà più l’obbligo di superare un test di conoscenza della lingua italiana ai fini del rilascio del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo.