INAIL pubblica una scheda informativa sull’utilizzo delle fibre organiche artificiali quali sostituti dell’amianto

Cosa tratta?

Fino agli anni ’80, l’amianto, a causa delle sue straordinarie caratteristiche tecniche, è stato ampiamente utilizzato in edilizia e nelle applicazioni industriali. Il maggiore impiego industriale dell’amianto è avvenuto, a livello mondiale, in combinata al cemento, per la realizzazione di una grande varietà di prodotti, come ad esempio condutture, lastre piane e corrugate. Altri impieghi significativi dell’amianto sono stati la realizzazione di prodotti a base di asfalto o vinile per la pavimentazione, prodotti isolanti per le condutture e le caldaie, feltri per la costruzione di tetti, tessuti speciali, materiali di attrito, prodotti antincendio spruzzati ed isolanti elettrici.

Nonostante l’amianto possieda molteplici qualità (la resistenza alla flessione ed alla trazione, l’isolamento termico, la fonoassorbenza, la resistenza all’usura, la filabilità e la tessibilità) è classificato come Gruppo 1 dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC): Cancerogeno certo per l’uomo.

Gli studi epidemiologici relativi agli effetti nocivi dell’amianto sull’uomo hanno evidenziato, infatti, una correlazione di tipo occupazionale. È noto che l’esposizione a fibre di amianto provoca anche a distanza di decenni mesotelioma e malattie respiratorie quali asbestosi e cancro al polmone. Per tali motivi la produzione, l’importazione, il commercio, l’utilizzazione di materiali contenenti amianto e l’estrazione dell’amianto stesso sono stati vietati in Italia a partire dal 1992.

Il divieto di utilizzare tale minerale ha generato la necessità di ricercare materiali fibrosi sostitutivi da impiegare nei diversi settori industriali con simili qualità tecnologiche, bassi costi e che non fossero pericolosi per la salute dell’uomo.

Per questo, le fibre organiche artificiali Man-Made Organic Fibers (MMOF) comprendenti le fibre aramidiche, poliacriliche, poliammidiche, poliolefiniche e poliviniliche, sono utilizzate in diversi campi quali sostituti dell’amianto, anche se i loro effetti sulla salute non sono stati ancora completamente valutati e sono tuttora oggetto di studio.

La loro produzione è in continua espansione viste le caratteristiche di buona resistenza al calore, alla trazione, all’abrasione, agli acidi e agli alcali e alla generazione durante i processi di lavorazione di fibre areodisperse in genere di tipo non respirabile.

Le caratteristiche dimensionali e la biopersistenza delle fibre sono i fattori più importanti per lo sviluppo di malattie a carico dei polmoni, infatti le fibre respirabili (diametro < 3 μm, lunghezza > 5 μm, rapporto lunghezza/diametro > 3) e quelle più durevoli sono le più pericolose.

È noto che la tossicità di un materiale fibroso è impostata sullo studio di tre fattori, conosciuti nella dizione inglese come le tre “D”: dose, dimension e durability.

Con dose si indica la concentrazione di fibre inalate in uno specifico periodo di tempo, la dimensione si riferisce al concetto secondo il quale fibre sottili e lunghe risultano essere più tossiche rispetto alle altre, persistendo maggiormente nel polmone ed infine la biopersistenza è determinata sia dalla lunghezza delle fibre (fibre più lunghe riescono a persistere maggiormente) e sia dalla composizione chimica (resistenza alla degradazione nei fluidi polmonari o nelle cellule polmonari).

Viene presa in considerazione anche una quarta “D”: la distribuzione delle fibre all’interno dell’apparato respiratorio. È importante conoscere infatti la dislocazione delle fibre inalate. Le fibre riconosciute più pericolose, in seguito alla deposizione nelle regioni alveolari del polmone, migrano attraverso le cellule epiteliali alveolari nell’interstizio polmonare.

Attualmente non sono disponibili in letteratura dati riguardo gli effetti tossici delle MMOF, in quanto queste fibre, presentando dimensioni non respirabili (diametro > 3 µm), non sono in grado una volta inalate di raggiungere gli alveoli polmonari dove esplicherebbero i potenziali effetti tossici ad eccezione delle fibre para-aramidiche.

Quando entra in vigore?

Scheda informativa pubblicata il 7 luglio 2023.

Indicazioni operative

Attualmente in Italia non è presente una normativa specifica che regolamenti l’esposizione occupazionale alle MMOF. L’American conference of governmental industrial hygienists (Acgih) considera le MMOF come ‘particolato non altrimenti classificato’, stabilendo i corrispondenti valori limite di soglia TLV-TWA di 10 mg/m3 per la polvere totale e 3 mg/m3 per la polvere respirabile.

L’Occupational safety and health administration (Osha) definisce per il ‘particolato non altrimenti regolamentato’ un valore limite di esposizione PEL pari a 15 mg/m3 per la polvere totale e di 5 mg/m3 per la polvere respirabile, calcolato come media ponderata nelle 8 ore lavorative.

In alcuni stati europei e nel nord America sono stati introdotti TLV-TWA specifici per le fibre para-aramidiche. Nel Regno Unito il limite raccomandato di esposizione occupazionale è pari a 0,5 fibre respirabili per mL, in Francia invece è 1 fibra respirabile per mL. Nei Paesi Bassi il limite raccomandato è 2,5 fibre respirabili per mL. In Canada il valore limite di esposizione è pari a 1 fibra respirabile per mL. Per fibre respirabili si intendono tutte quelle fibre che presentano lunghezza > 5 μm, diametro < 3 μm e rapporto lunghezza/diametro superiore a 3:1.