Il cambiamento climatico è ormai un dato di fatto e quotidianamente dobbiamo affrontare tutto ciò che ne deriva. Con l’arrivo della stagione più calda, riaffrontiamo il problema dell’esposizione a temperature elevate sul lavoro e i relativi effetti sulla salute. I lavoratori più a rischio sono coloro che lavorano all’aperto nell’agricoltura o nell’edilizia, sebbene anche chi lavora al chiuso possa essere considerato a rischio.

Cosa tratta

I lavoratori di quasi tutti i settori possono risentire dell'aumento della temperatura ambientale, con conseguente stress da calore, ma quelli maggiormente al centro dell'attenzione attuale sono:

  • i lavoratori all'aperto in agricoltura, silvicoltura e costruzioni;
  • gli operatori dell’emergenza che durante eventi meteorologici estremi o disastri naturali, spesso devono lavorare alla massima capacità indossando indumenti o dispositivi di protezione individuale, che possono causare ulteriore stress mentale e fisico;
  • anche i lavoratori al chiuso possono essere a rischio, soprattutto se lavorano in industrie ad alta intensità di calore o svolgono lavori fisici. Gli operatori sanitari possono essere colpiti dalle ondate di calore, sia ad esempio per l'uso di DPI ingombranti sia per l’afflusso ingente di pazienti durante le ondate di caldo che portano a carichi di lavoro elevati e condizioni stressanti e faticose.

Le temperature estreme influiscono direttamente sulla salute compromettendo la capacità del corpo di regolare la propria temperatura interna.

Possono anche peggiorare condizioni croniche come malattie cardiovascolari, malattie respiratorie, malattie cerebrovascolari e condizioni correlate al diabete.

Lo stress da calore può causare diversi effetti sulla salute tra i quali:

  • Colpo di calore che si verifica quando il corpo non riesce più a controllare la propria temperatura, ovvero essa sale rapidamente, il meccanismo di sudorazione si guasta e il corpo non riesce a raffreddarsi. In questo caso è necessario raffreddare rapidamente il lavoratore e non costringerlo a bere liquidi.
  • Esaurimento da calore che è la risposta del corpo a un'eccessiva perdita di acqua e sale, solitamente attraverso un'eccessiva sudorazione. In questo caso è necessario allontanare il lavoratore dalla zona calda e far bere liquidi freschi, raffreddare il lavoratore con impacchi freddi o fargli bagnare la testa, il viso e il collo con acqua fredda.
  • Rabdomiolisi che determina la rottura del tessuto muscolare a seguito della quale gli elettroliti e le grandi proteine vengono rilasciati nel flusso sanguigno. Ciò può causare ritmi cardiaci irregolari, convulsioni e danni ai reni. In questo caso è necessario interrompere l’attività e bere più liquidi.
  • Sincope da calore, ovvero un episodio di svenimento o vertigini indotto da un flusso sanguigno temporaneamente insufficiente al cervello che di solito si verifica quando si rimane in piedi troppo a lungo o ci si alza improvvisamente dopo essersi seduti o sdraiati. Il recupero è normalmente rapido dopo il riposo in un'area fresca.
  • Eritema da calore ovvero minuscole macchie rosse sulla pelle con forte prurito, un'irritazione cutanea causata da un'eccessiva sudorazione in un ambiente caldo e umido.  Nella maggior parte dei casi, l'eruzione di calore scompare quando l'individuo ritorna in un ambiente più fresco.
  • Edema da calore ovvero un gonfiore, più evidente nelle caviglie, che generalmente si verifica tra le persone che non sono abituate a lavorare in condizioni di caldo.

L'esposizione al calore può causare non solo rischi per la salute ma può aumentare anche il rischio di infortuni sul lavoro causati da mani sudate, occhiali di sicurezza appannati, vertigini e ridotta capacità di concentrazione. L'aumento delle temperature ambientale può anche influenzare il funzionamento degli impianti industriali, infatti questo può aumentare il rischio di incendi per fermentazione o autoriscaldamento di materiali, prodotti o rifiuti, e per effetto lente d'ingrandimento, ma anche per surriscaldamento di apparecchiature elettriche o per aumenti di pressione.

I rischi professionali da stress da caldo dipendono inoltre dalla posizione geografica e la gravità dei problemi di salute può essere influenzata da altri fattori come l'età o condizioni mediche preesistenti.

Quando entra in vigore

La guida EU-OSHA è stata pubblicata il 15 Maggio 2023 e fornisce indicazioni pratiche su come gestire i rischi associati al lavoro in condizioni di caldo e informazioni su cosa fare se un lavoratore inizia a soffrire di una malattia correlata al caldo.

Indicazioni operative

I datori di lavoro devono valutare i rischi sul posto di lavoro e stabilire misure preventive per eliminare o ridurre al minimo i rischi sul posto di lavoro.

Il Decreto 81/08, all’Allegato IV - punto 1.9, si sofferma sulle condizioni microclimatiche che devono essere garantite nei luoghi di lavoro.

Per quanto riguarda la valutazione del rischio negli ambienti severi caldi si può fare riferimento alla norma UNI EN ISO 7243:2017 (Ambienti caldi – Valutazione dello stress termico per l’uomo negli ambienti di lavoro), basata sull’indice WBGT (temperatura a bulbo umido e del globo termometro) che consente una veloce, anche se grossolana, stima dello “stress termico”, mediante il calcolo dell’indice sintetico di rischio WBGT. Per una valutazione più dettagliata e affidabile si fa riferimento alla norma UNI EN ISO 7933:2005 (Ergonomia dell’ambiente termico - Determinazione analitica ed interpretazione dello stress termico da calore mediante il calcolo della sollecitazione termica prevedibile), che utilizza, ai fini della valutazione, il metodo PHS (Predicted Heat Strain). Un metodo di valutazione semplificato è costituito dall’Indice di calore, che si basa sulla rilevazione di due parametri: temperatura dell’aria e umidità relativa.

In merito alle misure tecniche e organizzative invece, riprendendo come spunto la guida EU-OSHA, potrebbero essere attuate le seguenti:

  • Modifica dei processi di lavoro riducendo ad esempio il rilascio di calore;
  • Schermare o isolare superfici / macchinari / attrezzature per ridurre la quantità di calore irradiato;
  • Fornire veicoli con cabine chiuse climatizzate (ad esempio su trattori, camion, caricatori, gru);
  • fornire ombra per ridurre il calore radiante del sole, proteggendo i lavoratori dalla luce solare diretta con tende o utilizzando pellicole riflettenti sulle finestre;
  • Raffreddamento o condizionamento dell'aria e adeguata ventilazione, deumidificazione;
  • Automazione e meccanizzazione delle attività che riducano al minimo la necessità di un lavoro fisico pesante e il conseguente accumulo di calore corporeo;
  • Modelli di lavoro flessibili, come la rotazione del lavoro, lo spostamento dei lavoratori in parti più fresche dell’edificio ove possibile;
  • Adeguare l'orario di lavoro per evitare momenti della giornata o dell'anno con alte temperature ed esposizione ai raggi UV;
  • Implementazione di un sistema in cui i lavoratori sono responsabili dell'osservazione dei compagni di lavoro per i primi segni e sintomi di intolleranza al calore.

Anche la scelta e l’utilizzo dei DPI deve tenere conto delle temperature di lavoro: quando non più necessari i DPI dovrebbero essere tolti e lasciati asciugare prima di riutilizzarli ma dove ciò non sia possibile allora potrebbero essere forniti DPI più confortevoli o si potrebbero anche consentire ritmi di lavoro più lenti.

Anche il nuovo video clip “Napo in…too hot to work”, sempre con il suo stile ironico e immediato, ci da un’idea di ciò che deve essere fatto per proteggere i lavoratori dallo stress termico.

Si rimanda alla pubblicazione EU-OSHA sul tema, in allegato, per ulteriori dettagli.