Emergenza sanitaria: le nuove zone a rischio
A cura della redazione
A seguito dell’ultima ordinanza del 13 novembre 2020 firmata dal Ministro della salute, è nuovamente cambiata la composizione delle zone regionali in cui è stata suddivisa l’Italia ai fini dell’applicazione delle misure di contenimento del Covid 19 e dei conseguenti aiuti e benefici da riconoscere a quelle in situazione più grave.
La nuova mappa regionale, suddivisa in tre zone è la seguente:
- aree rosse: Calabria, Campania, Lombardia, Piemonte, Toscana, Valle d'Aosta, Provincia Autonoma di Bolzano;
- aree arancioni: Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Liguria, Puglia, Sicilia, Umbria;
- aree gialle: Lazio, Molise, Provincia autonoma di Trento, Sardegna, Veneto.
Ricordiamo che ai fini del rapporto di lavoro nelle “zone rosse” del territorio nazionale, includendo anche i nuovi ingressi di Toscana e Campania, i genitori lavoratori dipendenti, in alternativa tra loro, possono chiedere all’Inps un congedo straordinario indennizzato al 50% per assistere i figli frequentanti la seconda e la terza media, obbligati in base al Dpcm 3 novembre 2020 a svolgere le lezioni solo a distanza. Sempreché non sia realizzabile lo smart working e per una durata pari alla sospensione della didattica in presenza disposta dal Dpcm stesso, al momento fino al 3 dicembre 2020.
Le riclassificazioni ministeriali – Nelle prossime settimane dovremo abituarci a questa altalena tra una zona e l’altra conseguente alla fase di monitoraggio del livello di rischio in ciascuna regione, anche se l’art. 30 del decreto ristori bis stabilisce un periodo minimo di 15 giorni di efficacia delle ordinanze, salvo che dai risultati del monitoraggio risulti necessaria l'adozione di misure più rigorose.
Inoltre la stessa norma precisa che L'accertamento della permanenza per 14 giorni in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinato le misure restrittive comporta in ogni caso la nuova classificazione.
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