Primo Rapporto dell’associazione teso ad indagare da una prospettiva di genere il grave sfruttamento lavorativo delle donne

Cosa tratta?

L’associazione romana “Slaves no more” ha prodotto il rapporto 2022 dal titolo “Donne gravemente sfruttate. Il diritto di essere protagoniste”, oggetto dello stesso, ogni forma di sfruttamento sul lavoro compreso il gap salariale, per far fronte a questo fenomeno, l'associazione propone una Commissione d'inchiesta parlamentare.

Il presidente dell'associazione Slaves No More, Pino Gulia, ha evidenziato che "il rapporto dà conto di una carenza giuridica e di una disattenzione sociologica su un fenomeno che evidenzia da un lato un persistente maschilismo e dall'altro un'elevata discriminazione di genere".

Il Rapporto si sofferma sulle forme di sfruttamento più gravi, lesive di diritti fondamentali, con potenziali conseguenze sulla vita, la salute, la genitorialità, le relazioni, l’inclusione sociale di tante donne.

La donna lavoratrice viene quasi considerata in seconda posizione rispetto alla figura del lavoratore maschio e dunque in una collocazione subordinata, inoltre, il rapporto tra lavoratrice e datore di lavoro, resta comunque spesso iniquo e gravemente sperequato, quando non caratterizzato da aspetti di vero e proprio lavoro servile o para-schiavistico, e, generalmente soggetto a forme endemiche di irregolarità contrattuale e contributiva. Slaves No More, con il presente Rapporto, intende esplorare questa dimensione, focalizzando l’attenzione sulle forme di sfruttamento, e spesso di grave sfruttamento, che coinvolgono le lavoratrici.

Il numero delle donne gravemente sfruttate è certamente considerevole, se pensiamo che solo in agricoltura, secondo l’ipotesi più accreditata, si tratta di non meno di 50.000 lavoratrici. Per quanto riguarda il lavoro domestico e di cura, il 70% di coloro che lo svolgono sono migranti. Il settore presenta secondo l’ISTAT un tasso di irregolarità del 57%, a fronte di una media nazionale del 12,6%. A causa delle difficoltà di essere in regola con il permesso di soggiorno, a fronte di un numero di colf e badanti registrate all’INPS di 920.000, si stima che il totale delle impiegate e impiegati nel settore si aggiri sui 2,1 milioni secondo l’Osservatorio Domina. In quest’area di irregolarità possono celarsi le forme più gravi di sfruttamento.

Elementi caratterizzanti dello sfruttamento lavorativo delle donne sono la sottoposizione sistematica a molestie, ricatti e violenze sessuali, la dipendenza dal datore di lavoro, specie nel caso in cui la lavoratrice domestica abiti nella stessa casa, o in cui la lavoratrice agricola viva in un’abitazione messa a disposizione dal datore o dal caporale. Inoltre quando le donne riescono ad avere con sé i figli, le responsabilità di cura sono spesso un ulteriore fattore di vulnerabilità, e una delle ragioni per cui talvolta le donne sono costrette a sottostare ai ricatti sessuali di caporali e datori di lavoro.

Il sottotitolo del volume è “Il diritto di essere protagoniste”, poiché la ricerca si sottrae a una rappresentazione vittimistica, mettendo in evidenzia l’agency delle donne, le loro competenze, la loro capacità di prendere decisioni importanti sul proprio futuro e su quello delle loro famiglie pur nella condizione di sfruttamento, le potenzialità di sindacalizzazione e di auto-organizzazione.

Quando entra in vigore?

Il rapporto è stato pubblicato nel dicembre 2022.

Indicazioni operative

Risulta di fondamentale importanza fornire un lavoro dignitoso e occuparsi della lotta allo sfruttamento lavorativo delle donne.

Il progetto “A.L.T. Caporalato D.U.E”, vede l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) nuovamente impegnati a realizzare azioni di contrasto allo sfruttamento lavorativo e attività di tutela delle vittime e in particolare:

  • l’attivazione di task-force composte da ispettori e mediatori culturali specializzati per realizzare verifiche ispettive mirate in contesti a maggior rischio di sfruttamento e garantire l’identificazione precoce delle vittime anche al fine di assicurare un tempestivo raccordo con i sistemi di protezione;
  • l’attivazione di sportelli di ascolto e informazione multilingua presso Ispettorati Territoriali del Lavoro selezionati, supportati da mediatori culturali, dedicati alla ricezione – in modalità protetta e riservata – delle denunce di irregolarità e sfruttamento lavorativo;
  • attività di sensibilizzazione dei lavoratori migranti sui diritti e doveri conseguenti all’instaurazione del rapporto di lavoro, sui rischi legati allo sfruttamento lavorativo e sui meccanismi di protezione per le vittime;
  • iniziative di aggiornamento professionale e scambio di esperienze per il personale ispettivo e gli operatori del mercato del lavoro e del terzo settore per diffondere nei diversi contesti territoriali le buone prassi sviluppate nel corso delle attività progettuali, promuovendo la condivisione delle informazioni e favorendo l’efficacia e l’uniformità degli interventi.

Il progetto è operativo dal 1 dicembre 2022 e per i due anni successivi, si estende a tutti i settori economici ed è attivo su tutto il territorio nazionale, in modo da agevolare il raccordo con i modelli operativi che si andranno a delineare anche alla luce dalle “Linee-Guida nazionali in materia di identificazione, protezione e assistenza alle vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura”.