Dimissioni per fatti concludenti: la norma in attesa dell’approvazione del Senato
A cura della redazione
Le dimissioni per fatti concludenti, un concetto che sembrava ormai superato nel nostro ordinamento, potrebbero presto ritornare. Il disegno di legge, noto come “Collegato Lavoro alla legge di bilancio 2024”, è stato approvato dalla Camera dei Deputati e attende ora il via libera definitivo del Senato per diventare legge. Fino a quel momento, le nuove disposizioni non sono ancora vincolanti.
I principali contenuti della norma
Il disegno di legge include una serie di misure che spaziano dalla sicurezza sul lavoro alle modifiche dei contratti a termine, somministrazione e apprendistato, nonché l’introduzione di un nuovo “contratto ibrido”. Tra le novità, l’articolo 19 interviene direttamente sulle dimissioni per fatti concludenti, modificando l’articolo 26 del Decreto Legislativo n. 151/2015 per reintrodurre questa tipologia di dimissioni con una formulazione diversa da quella già prevista nel 2012.
Procedura telematica e assenze ingiustificate
Attualmente, le dimissioni volontarie devono avvenire tramite procedura telematica, salvo alcune eccezioni legate a maternità e paternità, oppure nel caso di risoluzioni consensuali avanti a commissioni di conciliazione. Tuttavia, con la nuova norma, si prevede un meccanismo alternativo: qualora il lavoratore sia assente ingiustificato oltre i termini stabiliti dal CCNL o, in assenza di tale previsione, per un periodo superiore a quindici giorni, il datore di lavoro può segnalare l’assenza all’Ispettorato Territoriale del Lavoro (ITL). Questo ente, se lo ritiene opportuno, potrà svolgere accertamenti. In assenza di cause di forza maggiore, la risoluzione del rapporto sarà considerata come dimissioni volontarie senza l’obbligo della procedura telematica.
Criticità della nuova norma in fase di discussione
Il disegno di legge presenta alcune criticità che potrebbero essere oggetto di discussione ed eventuali emendamenti al Senato. Uno dei punti discussi riguarda il ruolo dell’Ispettorato del Lavoro, al quale viene attribuita la facoltà, ma non l’obbligo, di verificare la situazione legata alle dimissioni. In questo contesto, la mancanza di un obbligo di intervento da parte dell’ITL potrebbe lasciare margini di incertezza, soprattutto in quei casi in cui il datore di lavoro eserciti pressioni informali affinché il lavoratore lasci il posto senza avvalersi delle procedure previste.
Implicazioni per il datore di lavoro e per il lavoratore
Se la norma sarà approvata anche dal Senato, l’introduzione delle dimissioni per fatti concludenti avrà diversi effetti:
- Contributo NASPI: il datore di lavoro non sarà più tenuto a versare il contributo NASPI, obbligatorio solo nei casi di licenziamento o dimissioni per giusta causa, oltre che per risoluzioni consensuali specifiche.
- Indennità di mancato preavviso: il datore potrà trattenere, al momento dell’erogazione delle competenze di fine rapporto, l’indennità di mancato preavviso nel caso in cui il lavoratore si sia allontanato senza lavorare il periodo di preavviso.
- Accesso alla NASPI: il lavoratore, essendo considerato dimissionario e non licenziato, non potrà accedere al trattamento di NASPI, che spetta unicamente ai lavoratori che abbiano perso il posto di lavoro in modo involontario.
Queste disposizioni sono quindi in fase di approvazione e potrebbero ancora subire modifiche in sede di discussione al Senato.
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