Digitalizzazione e rischi psicosociali
A cura della redazione
Il progresso e la diffusione delle nuove tecnologie in ogni aspetto del nostro lavoro stanno portando ad una serie di conseguenze negative su salute e sicurezza che richiedono uno studio approfondito e continuo.
Una relazione dell’Agenzia europea EU-OSHA cerca di mettere in evidenza i rischi psicosociali determinati dall’uso di alcune di queste tecnologie.
Cosa tratta
La relazione presentata da EU-OSHA riporta i risultati di un’ampia ricerca condotta sull’argomento. Vengono delineati i rischi psicosociali legati all’attività lavorativa e i problemi di salute mentale, associati a cinque tipi principali di tecnologie:
- la robotica avanzata e l’intelligenza artificiale per l’automazione delle attività;
- i sistemi digitali intelligenti;
- le piattaforme di lavoro digitali;
- le tecnologie di telelavoro;
- l’intelligenza artificiale per la gestione del personale.
Lavorare con la robotica avanzata e l’intelligenza artificiale
Parliamo di tecnologie che raccolgono e analizzano dati, al fine di semplificare guidare il processo decisionale. Possono incrementare l’efficienza in alcune operazioni, ma anche evitare che sia l’uomo direttamente ad occuparsi di lavori pericolosi, anticipando possibili scenari o facendo eseguire alcuni compiti direttamente alle macchine. Tuttavia, i dati raccolti evidenziano come la loro applicazione comporti alcuni rischi:
- il più diffuso è il sovraccarico mentale, termine molto evocativo, che deriva dal dover monitorare e rispondere a macchine che agiscono a ritmi diversi da quelli umani e richiedono sempre più informazioni per essere alimentati;
- stress e ansia dovuti alla paura di perdere il lavoro, perché sostituiti dalle macchine stesse;
- uso non corretto della tecnologia o addirittura evitamento, per la mancanza di fiducia;
- stress dovuto alla percezione di non avere più le competenze necessarie a svolgere mansioni in continua evoluzione.
Vantaggi e svantaggi dei sistemi digitali intelligenti
Vi si racchiudono sostanzialmente quelle tecnologie, anche indossabili, basate sull’utilizzo di sensori, l’IA, la realtà estesa, l’IoT (Internet of Things). Queste possono ridurre i pericoli a cui sono esposti i lavoratori e fornire nuovi strumenti per la formazione e l’addestramento. In questo caso, fra i lavoratori si notano casi di:
- percezione di mancanza di fiducia, per l’utilizzo di sistemi che monitorano e sorvegliano il lavoro, con la sensazione di un’invasione nella propria privacy;
- stress per aumento del carico di lavoro, percezione che ci siano aspettative crescenti rispetto alle proprie performance lavorative;
- riduzione della soddisfazione sul posto di lavoro per la minore autonomia decisionale;
- impoverimento della comunicazione e delle relazioni sociali fra colleghi, in questo caso portando a rischi sia per la salute mentale del personale sia per l’efficienza degli scambi in azienda.
L’invasione delle piattaforme digitali
Sulla carta, le piattaforme digitali presentano una serie di punti a favore, permettendo di rendere più flessibile il lavoro, rendendo i materiali disponibili a tutti, indipendentemente dall’orario e dal luogo di lavoro, accrescendo anche l’autonomia nello svolgere certi compiti. Allo stesso tempo, quando questi strumenti sono utilizzati per monitore e guidare, in un certo senso, il lavoro degli operatori, questa autonomia in realtà viene ridotta, con una percezione di una richiesta di sempre maggiore rapidità nell’eseguire i compiti assegnati, portando a:
- incremento del carico di lavoro e carico mentale, soprattutto per i lavoratori impegnati in attività complesse, ad esempio programmatori;
- stress legato al lavoro solitario;
- difficoltà nel bilanciare vita lavorativa e privata, visto soprattutto nelle persone che lavorano esclusivamente su piattaforme online, ad esempio in servizi di assistenza, perennemente connessi anche con dispositivi mobili, talvolta privati.
La diffusione del lavoro da remoto
Le varie forme di lavoro da remoto, che sia smart-work effettivo o telelavoro, postano indubbiamente anche molti benefici anche a livello psicosociale, dando più flessibilità al lavoratore, che può gestire il proprio tempo. In alcuni casi, si è visto anche un aumento di produttività. Tuttavia, una gestione non corretta di questa modalità di lavoro può portare anche conseguenze negative sulla salute mentale dei lavoratori, come:
- difficoltà a separare lavoro e vita privata: forse il problema che ha afflitto più persone a partire dal primo lockdown durante la pandemia di Covid-19, circondate da una quantità oltre il necessario di sistemi e dispositivi sempre connessi, con il trasferimento delle comunicazioni da verbali, telefoniche a e-mail, social, sistemi di messaggistica che ci permettono di raggiungere in qualsiasi momento l’altra persona;
- alienazione dovuta alla mancanza di scambi diretti con colleghi e altre persone.
La gestione del personale tramite intelligenza artificiale
Questi sistemi permettono il monitoraggio delle piattaforme, dei luoghi di lavoro, dei lavoratori stessi e delle loro attività, permettendo, ad esempio, di poter riallocare automaticamente i compiti su personale più scarico. È evidente che questo comporta problematiche simili a quelle già elencate, dovute alla percezione di essere sempre controllati nel tempo impiegato per portare a termine i lavori, fra cui:
- incremento del carico di lavoro e carico mentale;
- paura di perdere il lavoro;
- mancanza di fiducia e sensazione di poter essere ingiustamente penalizzati da un sistema che prende decisioni automaticamente.
Come agire
Il documento invita ad adottare una serie di politiche che possono ridurre l’incidenza dei rischi psicosociali esposti. Introdurre gradualmente queste tecnologie, insieme alle relative misure di prevenzione può mitigare e rischi e facilitare l’efficace implementazione della digitalizzazione, senza rendere vani i propri investimenti o addirittura dannosi.
A questo fine, i punti chiave individuati sono:
- formazione, per rendere i lavoratori consapevoli di come funzionano queste nuove tecnologie e dare loro gli strumenti per acquisire nel tempo le necessarie competenze per utilizzarle;
- coinvolgimento del personale nell’introduzione dei nuovi sistemi, per aiutare i lavoratori a comprendere che l’obiettivo è padroneggiare le nuove tecnologie e non l’opposto, e dare loro la possibilità di contribuire all’integrazione;
- comunicazione chiara e trasparente, rendere il personale edotto della propria visione, sulle fasi di sviluppo e implementazione delle tecnologie, sugli obiettivi comuni;
- valutazione del carico di lavoro in persona, non lasciare che solo i sistemi lo valutino, ma diamo spazio a feedback del personale, per poter gestire al meglio i compiti. La tecnologia, a differenza dell’uomo, può non valutare le differenti inclinazioni, abilità e situazioni personali dei lavoratori, che vanno ad impattare sulla produttività e la qualità del lavoro.
- assicurare il diritto alla disconnessione, anche non formalmente introdotto per legge, ma importante per prevenire situazioni di stress e burnout.
Conclusioni
Le nuove tecnologie comportano certamente una serie di vantaggi per le organizzazioni e spesso semplificano il lavoro, ma le evidenze dimostrano che, se non gestite adeguatamente, si accompagnano a rischi psicosociali, con pericoli per la salute mentale dei lavoratori.
Il documento fornisce una serie di punti chiave che politici e datori di lavoro possono e devono prendere in considerazione nell’elaborazione delle politiche e nell’attuazione di strategie, per affrontare le nuove sfide imposte dall’introduzione delle tecnologie digitali sul luogo di lavoro e mitigare, con azioni preventive, i rischi che stanno sorgendo.
Riproduzione riservata ©