Sulla G.U. n. 289/2017 è stato pubblicato il DM 5/12/2017 che dal 2019, per effetto dell’adeguamento alla speranza di vita rilevato dall’Istat, innalza di 5 mesi il requisito anagrafico necessario per accedere alla pensione di vecchiaia, fissandolo a 67 anni di età.

Più precisamente per accedere alla pensione di vecchiaia fino al 31 dicembre 2017, i lavoratori dipendenti e autonomi e le dipendenti del settore pubblico devono avere 66 anni e 7 mesi di età, mentre le dipendenti del settore privato 65 anni e 7 mesi. Per le lavoratrici autonome bastano invece 66 anni e un mese di età.

Dal 2018, il requisito anagrafico viene unificato. Pertanto tutte le lavoratrici ed i lavoratori, sia del settore pubblico che privato, potranno accedere alla pensione di vecchiaia con 66 anni e 7 mesi di età. Medesimo discorso vale per le lavoratrici ed i lavoratori autonomi.

Dal 2019, detto requisito, viene elevato a 67 anni di età.

Anche i requisiti per la pensione anticipata, ossia quella che si matura in base ai versamenti contributivi a prescindere dall’età anagrafica del lavoratore, dal 2019, verranno innalzati. Più precisamente dagli attuali 42 e 10 mesi per gli uomini si salirà a 43 anni e 3 mesi, mentre per le donne ci vorranno 42 anni e tre mesi, in luogo degli attuali 41 anni e 10 mesi.

Serviranno 5 mesi in più per accedere alla pensione anche ai c.d. precoci, ossia coloro che possono vantare 12 mesi di lavoro effettivo prima del compimento del diciannovesimo anno di età. Infatti dagli attuali 41 anni si passerà a 41 anni e 5 mesi.

L’adeguamento alla speranza di vita influisce anche sui lavori c.d. usuranti. Infatti la quota (somma tra età anagrafica e contribuzione versata) attualmente pari a 97,6 si eleverà di 0,4 punti passando a 98.