Gli effetti della crisi climatica sono ormai ben evidenti e l’ultimo report IPCC riporta nero su bianco quanto questo andamento sia pericoloso. Le soluzioni ci sono ma devono essere attuate in tempi rapidissimi per non arrivare ad un punto di non ritorno.

Cosa tratta

Siamo ai titoli di coda di un film a cui abbiamo assistito come inermi spettatori ma di cui, più o meno consciamente, siamo stati contemporaneamente parte attiva. Sembra assurdo, eh? Eppure pensateci bene, il film a cui abbiamo preso parte in questa duplice veste ha per protagonista la natura, l’ambiente in cui viviamo, preso d’assalto dalla brama economica dell’uomo. Un desiderio che è riuscito a calpestare qualsiasi cosa si trovasse davanti, anche se questo ostacolo è lo stesso che ci garantisce di vivere.

E che finora non abbiamo fatto abbastanza per fermare tutto questo, ce lo dimostrano i grandi disastri e gli eventi metereologici estremi che si sono susseguiti negli ultimi anni.

E ce lo ricorda anche l’IPCC, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, nell’ultimo report pubblicato il 19 marzo, commentato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, con la seguente metafora: «L’umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente».

Si tratta di 36 pagine che illustrano il gravissimo stato di salute del pianeta e ci prospettano davvero, come nostra unica ed ultima possibilità di “salvezza”, la “velocità”.  

Già nel 2018, l'IPCC aveva evidenziato la portata senza precedenti della sfida richiesta per mantenere il riscaldamento a 1,5°C. Cinque anni dopo, questa sfida è diventata ancora più grande a causa del continuo aumento delle emissioni di gas serra. Il ritmo e la portata di ciò che è stato fatto finora e i piani attuali non sono sufficienti per affrontare il cambiamento climatico.

In un secolo di utilizzo di combustibili fossili, di energia e del suolo, il riscaldamento globale ha visto un innalzamento della temperatura pari a 1,1 °C e per riuscire a contenere questo valore negli 1,5 °C previsti, le emissioni dei gas serra dovrebbero ormai diminuire e dovranno essere ridotte di quasi la metà entro il 2030.

Lo scenario inquietante, nel caso in cui questo non avvenga, prevede il raggiungimento di 3,2 °C entro il 2100, con tutto ciò che ne consegue; basti pensare che il caldo estremo e la siccità determina un’insicurezza alimentare e idrica sempre maggiore.

E a risentire di più di queste conseguenze sono coloro che meno hanno influito sulla progressione di questo fenomeno: tutti questi paesi definiti nel rapporto come “ad alta vulnerabilità” dove i decessi per eventi estremi sono 15 volte superiori rispetto al resto del mondo.

E quindi quali sono le soluzioni?

Secondo l’IPCC è fondamentale attivare da subito una limitazione profonda e duratura delle emissioni, per portarle verso lo zero nel 2050. Quelle di CO₂ devono essere ridotte del 48% entro il 2030, del 65% entro il 2035, dell'80% entro il 2040 e del 99% entro il 2050; e si richiedono all’incirca le stesse percentuali di riduzione (43%; 60%; 69%; 84%) per i gas serra.

Questi interventi possono generare una serie di effetti benefici sulla qualità dell’aria, dell’acqua, del suolo, della salute, sul benessere e sull’alimentazione, sulla tutela della biodiversità.

Quando entra in vigore

Il report è stato pubblicato il 19 marzo ’23 e prospetta delle soluzioni da attuare da oggi ed entro il 2030.

Indicazioni operative

Le soluzioni proposte da IPCC stanno nello sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici. Ciò comporta l'integrazione di misure per l'adattamento ai cambiamenti climatici con azioni per ridurre o evitare le emissioni di gas a effetto serra in modi che forniscano benefici più ampi.

Eccone alcuni esempi:

  • Accesso ad energia e tecnologie pulite
  • Elettrificazione a bassa emissione di carbonio;
  • Spostamenti a piedi, in bicicletta o con mezzi pubblici;

Tutto può essere realizzabile se verranno stanziati da parte dei vari Governi finanziamenti pubblici e verranno dati segnali chiari agli investitori. Infatti anche gli investitori, le banche centrali e le autorità di regolamentazione finanziaria possono fare la loro parte.

Ma è anche ognuno di noi a poter fare la sua parte nel contrastare questa corsa senza sosta al disastro climatico pertanto è giusto garantire un’adeguata informazione: una migliore comprensione delle conseguenze del consumo eccessivo di carbonio può aiutare le persone a fare scelte più consone.

Si rimanda al Rapporto di Sintesi IPCC “SYNTHESIS REPORT OF THE IPCC SIXTH ASSESSMENT REPORT (AR6)” in allegato per ulteriori dettagli.