Mentre per quanto riguarda i trasporti e la sanità è ormai noto a tutti l’obbligo di tenere la mascherina, non è altrettanto chiaro cosa fare nei luoghi di lavoro, alla luce dell’uso sempre meno frequente che facciamo della mascherina nel tempo libero.

Dobbiamo ancora tenerla ? Fino a quando ?

I principi alla base del protocollo anticovid, rimangono quelli della massima sicurezza tecnicamente possibile e della prudenza.

Cosa tratta :

Quotidianamente assistiamo ad un progressivo e inesorabile abbandono dell’ obbligo di utilizzo della mascherina nei luoghi di vita e soprattutto nei luoghi pubblici.

La domanda che sempre più spesso, complice anche il caldo di questi giorni, viene mossa a chi si occupa di sicurezza nei luoghi di lavoro, è sempre la stessa :

Salvo le attività già chiarite e le attività svolte in isolamento,  fino a quando siamo obbligati a indossare la mascherina negli ambienti di lavoro?

L’ultimo aggiornamento del Protocollo Anti Contagio, risale al 6 aprile 2021, mentre il 30 aprile ultimo scorso, il governo con un decreto legge (24/2022) equiparava di fatto le mascherine chirurgiche ai dispostivi di protezione individuale e che in molti hanno recepito come il primo passo per l’alleggerimento degli obblighi di Dpi respiratori.

Per rispondere al quesito, facciamo un doveroso passo indietro e analizziamo la norma in vigore.

Nel decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23 (c.d. decreto liquidità) è stato introdotto l’articolo 29-bis, dedicato agli "obblighi dei datori di lavoro per la tutela contro il rischio di contagio da Covid-19". L'addenda oggi definitivamente confluita nella legge 5 giugno 2020, n. 40 (pubblicata in G. U. n. 143 del 6 giugno 2020), prevede che ”ai fini della tutela contro il rischio di contagio da Covid-19, i datori di lavoro pubblici e privati adempiono all’obbligo di cui all’articolo 2087 del codice civile mediante l’applicazione delle prescrizioni contenute nel protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, sottoscritto il 24 aprile 2020 tra il Governo e le parti sociali, e successive modificazioni e integrazioni, e negli altri protocolli e linee guida di cui all’articolo 1, comma 14, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, nonché mediante l’adozione e il mantenimento delle misure ivi previste. Qualora non trovino applicazione le predette prescrizioni rilevano le misure contenute nei protocolli o accordi di settore stipulati dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.

La norma aveva il preciso intento di consentire la ripresa delle attività produttive, modificando in parte le prescrizioni presenti e permettere un graduale ritorno alla normalità, ridimensionando di fatto le preoccupazioni degli imprenditori circa eventuali responsabilità connesse a possibili casi di infezione da Coivd19 contratte dai lavoratori.

Il testo quindi, redatto in ottica prudenziale nei giorni del lock down, è teso a strutturare i protocolli condivisi anti contagio privi all’ epoca di ogni sanzione. In quest’ottica, il mancato rispetto è stato considerato violazione del famoso art. 2087 c.c., che attribuisce al datore di lavoro l’obbligo di adottare nell’esercizio dell’impresa, le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro.

Obbligo tanto ampio quanto indeterminato, che di fatto si limita a individuare il soggetto su cui grava l’obbligo e i lavoratori come oggetto della tutela, senza fornire ulteriori informazioni sulla condotta da tenere o sull’esistenza di poteri anche impeditivi, (o ancora meno su una emergenza in atto).

In sostanza, la norma è conosciuta come una vera e propria norma di chiusura del sistema prevenzionistico, che finisce per ampliare (senza limiti reali e definiti) la diligenza richiesta al datore di lavoro, la cui inosservanza provoca precise responsabilità del datore di lavoro.

Ne consegue, visto il panorama normativo tutt’ora vigente e il richiamo all’art. 2087 c.c., che il datore di lavoro ha precise responsabilità in merito all’ applicazione del protocollo nei luoghi di lavoro, prova ne sia che l’infezione (potenzialmente) contratta sul luogo di lavoro viene considerata come infortunio ai fini INAIL.

La stampa di questi giorni, riporta la notizia di un probabile incontro tra il Ministro del Lavoro e le parti sociali previsto “entro il prossimo 30 giugno”, in cui all’ ordine del giorno ci dovrebbe essere anche una analisi dell’ attuale protocollo anti contagio e l’eventualità di qualche aggiornamento al testo dello stesso. Questa occasione di confronto, fissata nell’ ultimo incontro del 4 maggio 2022, viene da più parti confusa con il termine degli obblighi previsti dal protocollo.

E’ bene ricordare invece che nell’ ultimo incontro analogo sopra citato, non solo è stata affermata con forza l’attualità e l’applicazione dei protocolli, ma volutamente non è stata prevista alcuna data di termine/scadenza, visto il protrarsi della pandemia.

Il consiglio rimane quindi in assenza di nuove e chiare disposizioni, di continuare ad utilizzare le mascherine per tutti i luoghi in cui il protocollo anti-contagio rimane applicabile ed in vigore, in linea con i principi delle norme sopracitate ( e in vigore) che prevedono prudenza, buon senso e la massima prevenzione possibile.

Le eccezioni, peraltro da sempre contenute nel protocollo, possono riguardare le attività svolte in isolamento.

L’aumento dei contagi e dei tassi di positività di questi giorni, legati alla diffusione massiva della variante Omicron 5, devono suggerire attenzione e un mantenimento delle misure di prevenzione e di protezione, non ultime le mascherine nei luoghi di lavoro, fino a data da definire.

 

Quando entra in vigore

  • Le norme citate sono in vigore dal 6 giugno 2020 e ad oggi, mai abrogate/limitate.
  • Ad oggi non si prevedono cambiamenti.
  • E’ previsto un incontro tra le parti sociali e il governo il 30 giugno. (che non significa fine degli obblighi.)

 

Indicazioni operative

  • I principi giuridici alla base dei protocolli anticontagio sono scritti (in periodo pandemico) nell’ ottica della massima prudenza e della massima tecnologia applicabile.
  • Fortemente consigliabile mantenere l’applicazione integrale dell’ attuale protocollo anticontagio e quindi le mascherine in tutti i luoghi previsti.
  • La normativa, visto anche il perdurare della situazione pandemica, non appare ad oggi modificabile nel breve termine. Le indiscrezioni filtrate sulla stampa, evidenziano ad oggi, la volontà di mantenere l’attuale protocollo, sia da parte del ministero che delle parti sociali.