Negli ultimi mesi, diversi incidenti mortali si sono verificati in vari cantieri in Italia, con un filo comune: tutti i lavoratori deceduti appartenevano a ditte in appalto. A Brandizzo, cinque operai sono morti in un cantiere ferroviario il 30 agosto 2023. A Firenze, cinque operai sono morti in un cantiere edile il 17 febbraio 2024. Lo scorso mese a Suviana (BO), sette persone sono morte in un cantiere di manutenzione di un impianto industriale. Anche lunedì scorso, altre cinque persone hanno perso la vita e un operaio è in coma, all’interno di un sotto impianto di rete fognaria  nel comune di Casteldaccia (PA). Le indagini sono in corso per determinare le cause di questi incidenti, ma le prime ipotesi puntano esattamente agli stessi problemi rilevati a Suviana ad esempio : errori umani, problemi di coordinamento tra aziende appaltatrici e possibili carenze nelle attrezzature. Questi incidenti sottolineano l’importanza di migliorare la sicurezza nei cantieri per prevenire tragedie future. 

Cosa tratta:

A Brandizzo il 30 agosto 2023 perdono la vita 5 operai in un cantiere ferroviario.A Firenze il 17 febbraio 2024, perdono la vita 5 operai in un cantiere edile.A Suviana 9 aprile 2024, perdono la vita 7 persone, in un cantiere di manutenzione di un impianto industriale.

Lunedì 6 maggio, a Casteldaccia, 5 operai di una ditta in subappalto dalla AMAP (municipalizzata di Palermo), perdono la vita per l’ingresso in un impianto fognario.C’è un filo comune che lega queste vicende: tutti i lavoratori morti appartengono a ditte in appalto. Deve infine far riflettere il dato che uno dei lavoratori deceduti aveva 71 anni, mentre è in fin di vita un lavoratore di 62 (a Suviana un deceduto di 73 e uno di 68, altri due a 57 e 59, tutti over 55). Uno dei deceduti infine è un interinale.

L’obiettivo di questi approfondimenti puntuali non è fare cronaca, ma aggiornare e professionalizzare gli addetti alla sicurezza e salute italiani. Quindi è importante chiedersi sempre: cosa impariamo ?

L’altro impegno importante è non giudicare (da informazioni frammentarie e giornalistiche), situazioni complesse come i grandi incidenti sul lavoro.

L'incidente:

In queste prime ore frenetiche di ricostruzione dell’ accaduto, le notizie sono sempre frammentate e molteplici.  Ieri verso le 13, la ditta Quadrifoglio S.p.a. (subappalto dalla ditta TECH, vincitrice della commessa), stava svolgendo lavori di manutenzione ordinaria, che erano iniziati già dalla mattina. La sotto stazione si sviluppa per 4 metri sotto il livello stradale, ed è una stanza a due piani di dimensioni ridotte (5 metri per 5). Ospita le pompe di rilancio, e dalle prime ricostruzioni sembra ci fosse un blocco o comunque un tappo che impediva il regolare funzionamento.

Ad oggi non è chiara la dinamica, diverse fonti di oggi parlano di rimozione del tappo e della relativa fuoriuscita di gas asfissiante. Alcuni testimoni oculari, nonché coloro che hanno chiamato i soccorsi, riferiscono ai giornali di aver operato dalle prime ore della mattina, privi di ogni DPI, perché non dovevano fare ingresso nella stazione. Il lavoro non includeva ingresso nell’impianto, ma comprendeva semplicemente la pulizia dei pozzetti, operando quindi dall’ esterno, ed era già stato svolto nei giorni precedenti. Nel pulire sembra che i lavoratori abbiano incontrato grandi difficoltà nel fare entrare la sonda e sembra abbiano chiesto autorizzazione ad entrare alla AMAP committente per andare a verificare il da farsi. Alcuni giornali scrivono che il responsabile di AMAP abbia autorizzato l’ingresso. Altri giornali riferiscono che l’input a scendere è stato dato dal contitolare dell’ azienda, peraltro deceduto per primo. Occorre prendere sempre le notizie con il beneficio del dubbio tipico del caos delle prime ore dopo la tragedia.Il dato oggettivo è che i lavoratori hanno fatto ingresso privi di qualsiasi DPI e/o misura tecnica di prevenzione (gas analyzer, ventilatori, treppiedi ecc.). La maggior parte dei media parlano infatti della rimozione di un tappo, operazione molto pericolosa per l’evidente rischio di fermentazione. La rimozione del tappo ha liberato i tipici gas della fermentazione delle materie organiche.ll killer è sempre lo stesso e si chiama H2S. Le problematiche tipiche degli spazi angusti e scarsamente ventilati, cos’ come quelle dei gas di fermentazione erano già note agli Antichi Egizi; infatti le camere e le gallerie interne delle piramidi erano state progettare e dotate di condotte di ventilazione. (circa 2500 a.c.). Sistemi di ventilazione quali gallerie e pozzi sono stati scoperti anche nelle miniere di argento di Laurio nell’Antica Grecia. (circa 500 a.c.). Esistono testi dell’ Antica Roma, che dettagliano il pericolo delle fognature, in cui si raccomanda di utilizzare i prigionieri per la pulizia di fognature e cloache (e non gli schiavi che avevano un valore economico).

Quando arrivano i soccorsi a Casteldaccia, chiamati dal settimo operatore che si è rifiutato di entrare, i vigili del fuoco da procedura hanno svolto un’operazione elementare : il controllo dei livelli di ossigeno e di idrogeno solforato (H2S). L’esito è apparso subito chiaro : i livelli di H2S erano dieci volte superiori al limite consentito. (10 ppm sulle otto ore). Per quanto riguarda i livelli di H2S pericolosi per la salute umana, l’idrogeno solforato (H2S) è estremamente tossico. Incidenti con elevate concentrazioni di H2S possono avere gravi conseguenze sulla salute umana, o persino rivelarsi letali, nel giro di pochi secondi. Ad elevate concentrazioni (700-1000 ppm), causa la morte in tempi brevissimi, spesso solo pochi minuti. In termini di perdita di conoscenza, l’esposizione a concentrazioni più elevate di pS può portare alla perdita di coscienza, al coma o addirittura alla morte per insufficienza respiratoria. Inoltre, superata una certa concentrazione, il solfuro di idrogeno anestetizza il nervo olfattivo, perciò diventa impossibile rilevarne l’odore.

Anche le cinque morti in rapida sequenza, fanno parte di un fenomeno ben conosciuto e chiamato “catena della solidarietà”. Le persone entrano per provare a salvare la vita dei colleghi in rapida successione, senza riflettere. Ma il gas non perdona ed è frequente leggere di episodi di questo genere in Italia e non solo, soprattutto nel contesto degli ambienti confinati. Dinamiche analoghe sempre in Sicilia, sono state quelle che hanno provocato la strage di Mineo (CT) in data 11 giugno 2008, in cui durante la pulizia di una vasca di un depuratore hanno perso la vita 4 dipendenti comunali e due operai di una ditta specializzata.

Non ci sono certezze sull’ accaduto, le notizie ad oggi continuano ad essere divergenti. I lavori erano appaltati ad aziende esterne che lavoravano con propri lavoratori e tecnici esterni.I corpi dei lavoratori, sono stati velocemente recuperati nella giornata stessa, e i vigili del fuoco si sono dichiarati molto perplessi sulla totale assenza di prevenzione e protezione che hanno trovato sul luogo.Le indagini ad oggi, si stanno concentrando su tre/quattro aspetti principali:

1)     La sottovalutazione del rischio

2)     Una errata manovra

3)     Attrezzature, protezioni, DPI e DPC mancanti.

4)     Coordinamento lavori

La sottovalutazione del rischio: Una delle ipotesi più accreditate in queste ore è che non sia stato valutato il rischio relativo alla presenza di gas “deleteri” per usare le parole della norma (art.66 del Dl.gs 81/08). La norma prevede di valutare prima dell’ ingresso i rischi.

La manovra errata: Altro fronte di analisi è quello della manovra effettuata durante le operazioni di pulizia e relativa al tappo rinvenuto e che volevano sbloccare. Il gas potrebbe essersi liberato, una volta che il tappo è stato rotto. Occorrerà quindi verificare la sequenza delle manovre effettuate, anche se sembra palese che ci siano stati errori procedurali.

Attrezzature, protezioni, DPI e DPC mancanti: Una manutenzione è sempre un intervento complesso. Anche in questo caso parliamo di rischi importanti, l’articolo 66 prima citato recita: Quando possa esservi dubbio sulla pericolosità dell’atmosfera, i lavoratori devono… Parliamo quindi di un articolo di legge (scritto nel 1955 e riportato nel testo unico del 2008) che obbliga nel dubbio, ad effettuare alcune semplici azioni: legati con cintura di sicurezza, vigilati per tutta la durata del lavoro e, ove occorra, forniti di apparecchi di protezione... tutte cose che non sono state rinvenute sul cantiere. Il fatto che la norma sia basata sul dubbio (e non sulla certezza quindi) è determinante ad esempio in sede di giudizio penale. Le verifiche quindi verteranno sui DPI mancanti, sulla eventuale situazione formativa, sul rispetto dei capitolati e sulle verifiche di vigilanza che dovevano essere effettuati.

Il coordinamento: Inevitabile quando si parla di appalti, esaminare le operazioni di coordinamento tese ad evitare le interferenze tra le diverse aziende presenti a vario titolo ad operare per i vari appalti. Il frazionamento delle opere, unito alla costante pressione dovuta a rispetto dei tempi e dei costi, opera in senso negativo per la salute e la sicurezza degli operatori. I magistrati dovranno quindi verificare se c’è stato il rispetto dei tempi e come è stata effettuata la vigilanza operativa e sul campo.

Cosa impariamo:

Le cause dell'incidente di Casteldaccia (PA) sono ancora in corso di accertamento da parte della Procura di Palermo e pare che oggi siano già pronti i primi avvisi di garanzia. Tuttavia, dalle prime indagini e dai rilievi effettuati, le ipotesi più accreditate sono:

  1. Errore umano: Un errore di sottovalutazione in merito allo stasamento della fognatura risultata tappata e/o la mancata osservanza delle procedure di sicurezza potrebbe aver contribuito all'incidente.
  2. Sistema di gestione della salute e della sicurezza: Un’organizzazione troppo complessa o troppo carente non consente di tenere sotto controllo i rischi interferenziali. I controlli e la vigilanza devono evitare rischi interferenziali, anche durante lo svolgimento di lavori che, come in questo caso, non prevedevano rischi specifici importanti. La difficoltà di coordinamento: la presenza di aziende appaltatrici e subappaltatrici, impone un lavoro di coordinamento complesso e fondamentale.
  3. Appalti, ancora appalti: inizia ad essere evidente che il sistema di appalti e subappalti tipicamente italiano, inizia a mostrare palesi carenze e grandi difficoltà di coordinamento. Non è un caso se in tutte le grandi tragedie degli ultimi mesi, si parli solo di appalti e subappalti.
  4. Ambienti confinati: Ancora una volta come già successo molte volte in passato, i lavori in ambienti sospetti di inquinamento registrano l’ennesima tragedia, riproponendo un copione noto come già detto fin dall’ antichità. Chi opera in questi settori deve avere qualifiche specifiche, adeguata formazione e addestramento, e deve operare secondo specifiche procedure operative nel rispetto di quanto richiesto dalla norma (valutazione dei rischi, ventilazione, DPI, vigilanza)

Al momento, non è possibile escludere nessuna di queste ipotesi. La Procura di Palermo sta svolgendo accertamenti tecnici e acquisendo le testimonianze dei presenti per ricostruire la dinamica del crollo e individuare eventuali responsabilità.


È importante sottolineare che le indagini sono ancora in corso e che le cause definitive dell'incidente saranno accertate solo al termine delle stesse. È auspicabile che dalle conclusioni delle indagini emergano le cause dell’incidente e che vengano adottate misure adeguate per migliorare la sicurezza nei cantieri e prevenire tragedie simili in futuro.

Paolo Pennesi a capo dell’ispettorato nazionale del lavoro dal dicembre del 2022 intervistato dichiara ai principali giornali nazionali: Le regole ci sono ma non sono state metabolizzate dalle aziende e dal personale. Manca l'osservanza delle procedure: non solo qui lavoratori sono stati ritrovati senza dispositivi di protezione ma non sono stati osservati neppure le regole più elementari previste quando si lavora in luoghi confinati. Se un lavoratore non riemerge non ci si cala per aiutarlo senza protezioni, si chiamano i soccorsi ma anche questa volta un minimo di sistema organizzativo aziendale.

Si allega una pubblicazione INAIL del 2013, molto attuale, che tenta (unico esempio ad oggi non ripetuto) di andare verso la comprensione dei lavoratori con una storia a fumetti.