I video acquisiti dalla procura, illustrano chiaramente che l’incendio è divampato da un contenitore di rifiuti mal posizionato. Il fumo ha raggiunto i piani alti, ed è acclarato che il sistema antincendio non ha funzionato. Le riflessioni principali sono sull’intero sistema di gestione antincendio della struttura ospedaliera. Il quadro che ne esce agli occhi di un tecnico della prevenzione è impressionante.

Cosa tratta:

In queste prime ore frenetiche di ricostruzione dell’ accaduto, le notizie sono frammentate e molteplici.  Venerdì 8 dicembre, alle 22,30 circa  è divampato un incendio all’ ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli. Sono morti tre pazienti. L’origine dell’ incendio, registrata dalle telecamere di sorveglianza, è collocabile nei cumuli di rifiuti ammassati nel cortile retrostante, ma molto adiacente alla struttura, ed in particolare in alcuni cumuli stipati in un passaggio molto stretto e posto tra i due edifici dell’ospedale.

Le ipotesi sulle cause sono quelle più classiche di tutti gli incendi : corto circuito o mozzicone di sigaretta. L’incendio ha interessato alcuni ambulatori, il pronto soccorso e la pediatria, ma il fumo è arrivato in tutti i piani dell’ ospedale.

E’ difficile anche scrivere una news, durante queste tempeste mediatiche. Arduo oggi, capire le reali cause, tanto che la procura ha già richiesto una maxi consulenza, dopo aver effettuato un vertice con le forze dell’ ordine e i locali Vigili del fuoco. Nel frattempo,  sono stati acquisiti i documenti autorizzativi e di prevenzione incendi della struttura ospedaliera, per confermare le ipotesi ora al vaglio degli inquirenti del malfunzionamento dei sistemi antincendio, della sensoristica di rilevamento fumi, delle porte tagliafuoco, delle uscite di emergenza e dei vari impianti di spegnimento. Al contempo sono state disposte le autopsie dei deceduti.

La decisione più drastica è stata quella di porre sotto sequestro l’intero ospedale con il conseguente stop a tutte le attività per diverse settimane.I punti da chiarire ad oggi sono diversi :

1) Ritardi nella raccolta e smaltimento dei rifiuti ospedalieri

2) Presunte anomalie dell’ impianto antincendio

3) Mancato azionamento dell’ allarme antincendio

4) Mancato azionamento dei sistemi di autospegnimento

5) Mancato funzionamento delle porte tagliafuoco

6) Porte di emergenza chiuse con lucchetto e catene

7) Mancato funzionamento impianto idrico.

La procura ha acquisito le immagini delle telecamere e dichiara di avere un quadro chiaro dell’ accaduto e di escludere il dolo. I soccorsi invece sono stati esemplari, sia da parte del personale interno, che dall’ esterno. Il sistema dei soccorsi ha funzionato bene, evacuando tutti i pazienti, con il fumo ed al buio. Il primo mezzo dei vigili del fuoco è arrivato dopo 12 minuti, che è un tempo più che accettabile in una zona densamente abitata. Anche i gruppi elettrogeni sono riusciti a mantenere l’alimentazione elettrica ad alcuni  pazienti elettroventilati, non è chiaro se a tutti. E’ invece mancata l’illuminazione generale, e l’illuminazione di emergenza ove presente, ha garantito visibilità per il tempo stabilito. Il comandante dei vigili del fuoco ha dichiarato che i pavimenti erano asciutti, prova palese che il sistema antincendio non abbia funzionato. Fonti sindacali, riportate da più quotidiani anche on line, dichiarano che non erano presenti squadre antincendio, e che non sono mai state eseguite prove di evacuazione.

L’incendio ha sicuramente messo in luce una serie importante di criticità nella gestione della sicurezza antincendio della struttura ospedaliera. In particolare le carenze manutentive ad un primo esame appaiono molto gravi e pongono una serie di importanti riflessioni sul sistema di gestione della sicurezza in generale e della gestione sicurezza antincendio del plesso ospedaliero, in attesa dei chiarimenti e degli sviluppi delle indagini.