Nel Consiglio dei Ministri n. 70 del 17 ottobre 2007 è stato approvato definitivamente il DDL welfare tenendo conto delle intese raggiunte con le parti sociali in ordine alle modifiche migliorative di natura tecnica e relative ad aspetti previdenziali e ai contratti a termine. Ora il disegno di legge sarà sottoposto al Presidente della Repubblica prima della presentazione alle Camere.
In particolare i nuovi contratti a termine non potranno più superare complessivamente i 36 mesi, anche se è consentita alle aziende una proroga, a condizione che la stipula avvenga presso la DPL competente per territorio, con l'assistenza di un rappresentante di una delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale cui il lavoratore sia iscritto o conferisca mandato. In caso di inosservanza della durata massima, il nuovo contratto si considera a tempo indeterminato. Le aziende avranno 20 giorni di tempo per regolarizzare la proroga. Le novità dovrebbero essere applicate ai contratti firmati dal 1° gennaio del 2008. Da queste limitazioni sono esclusi i lavoratori stagionali. È previsto un periodo transitorio per chi ha contratti a termine in essere fra le due normative. Più precisamente il DDL prevede una neutralizzazione di 15 mesi con la conseguenza che le nuove norme si applicano, fatti salvi i mesi lavorati ai fini del computo per arrivare a 36, dal 1° aprile 2009. Tutto questo vale se la legge entra in vigore di pari passo con la Finanziaria per il 2008, ossia dal 1° gennaio 2008.
Sul fronte previdenziale è stato confermato l'obiettivo di avere per i giovani trattamenti pensionistici non inferiori al 60% dell'ultima retribuzione. Vengono mantenute le quattro finestre di uscita per chi ha già maturato il requisito pensionistico dei 40 anni di contributi versati. Inoltre saranno introdotte 4 finestre anche per chi esce dal lavoro maturando l'età di vecchiaia (65 anni per gli uomini, 60 per le donne). I requisiti vanno raggiunti almeno 3 mesi prima della finestra di uscita. Scompare il tetto annuo sui lavori usuranti e l'aumento dell'aliquota contributiva dello 0,09% a partire dal 2011 torna a essere collegata ai risparmi provenienti dalla razionalizzazione degli enti previdenziali.