Burnout digitale sul lavoro (e come evitarlo).
A cura della redazione
Se esiste il burnout è soprattutto negli ultimi mesi, che si segnalano casi, anche grazie alla forte spinta alla digitalizzazione che ha caratterizzato il periodo post pandemico. Assistiamo infatti ad un nuovo fenomeno ormai universalmente chiamato burnout digitale. E’ importante capirlo, per analizzarne le cause, e vedere se e come possiamo evitarlo. Per i datori di lavoro invece, è importante sapere come fare prevenzione.
Cosa tratta :
Il modo in cui lavoriamo oggi è molto diverso dal modo in cui tutti noi operavamo anche solo tre anni fa. Per molti lavoratori (termine inclusivo che rappresenta qualsiasi forma contrattuale ai sensi del D.Lgs 81/08), il cosiddetto telelavoro (o lavoro a distanza) fa ormai parte della normale vita professionale. Le stime ad oggi, vedono una percentuale che va dal 30 al 40 % degli adulti che lavorano e/o che ha lavorato da casa almeno un giorno alla settimana nel recente 2022 . Un numero di tutto rispetto, e che appare significativo per una parte di lavoratori che può usufruire dei vantaggi che comporta lavorare da casa. In questo caso, i lavoratori hanno anche ricevuto dispositivi che li hanno messi in condizione di lavorare a distanza. Detti dispositivi aziendali, rendono i lavoratori in grado di essere sempre connessi e disponibili per lavorare. Sul breve termine sono stati evidenziati grandi vantaggi in termini di maggiore operatività, di connettività, e di velocità di risposta, eliminando di fatto i tempi di trasferta, e una parte per alcuni importante, di spostamenti. Nelle grandi aree urbane, la riduzione delle ore di trasferimento e del relativo stress (ad es. da traffico/mezzi pubblici ecc.) appare tangibile e concreta soprattutto nel bilanciamento casa lavoro e nel miglioramento della salute. I benefici riguardano poi in termini (non secondari) la riduzione dei costi di trasferta, di riscaldamento/illuminazione sedi, pasti, ecc. Nel medio e lungo termine invece, si iniziano a vedere alcuni svantaggi che i lavoratori devono iniziare a fronteggiare e a superare. Il più grande pericolo di questo nuovo modo di operare è rappresentato in primis dal burnout digitale. Le persone sono state e rimangono disponibili a lavorare più a lungo e più spesso rispetto al lavoro in sede. Studi americani dimostrano che la stragrande maggioranza dei lavoratori, contrariamente a quanto si pensa, quando lavora da casa, lavora di più e per più ore, recuperando ad esempio le ore di viaggio. Negli stessi studi, si accenna anche al fatto che i lavoratori, con problemi di salute, che di fatto proprio a causa di questi, non sarebbero usciti di casa, sono invece disponibili a lavorare da casa, anche per problemi banali (ad es. febbre, raffreddore, influenza, dolori muscolari, ecc.) ma anche invalidanti quali fratture arti, ecc. Inizia ad essere necessario quindi, pensare a come si possa evitare la sovraesposizione al lavoro e ad evitare il burnout digitale. Qualcuno inizia a parlare di “piaga degli schermi” sia in merito al lavoro a distanza che tanto più alla guida di veicoli, macchine, ecc.
Cos'è il burnout digitale?
Si parla di burnout digitale quando il lavoratore appare esposto agli schermi dei vari dispositivi elettronici, per troppo tempo. Essere costretti o sentirsi obbligati a lavorare su sistemi digitali per ore, può portare a forme di stress lavoro correlato. Questo può manifestarsi in varie forme come :
· stanchezza o esaurimento,
· ansia,
· perdita di interesse per il proprio lavoro
· depressione
· perdita di sonno.
I nuovi studi dimostrano come la sovraesposizione, può avvenire in molti modi :
· Lavorare da casa fino a tarda sera,
· Saltare il pranzo
· Aprire il dispositivo (PC, tablet, ecc.) nei fine settimana o dopo cena
· Rimanere connessi e reperibili oltre l’orario di lavoro
In ogni caso, il panorama che si profila all’orizzonte è quello di lavoratori ormai sopraffatti dal lavoro attraverso i vari dispositivi digitali. Le conseguenze di questa sovraesposizione possono essere ormai valutate in termini di errori, perdite di attenzione e soprattutto di concentrazione. Il tutto spesso è stato complicato ad esempio da problemi relativi alla connettività, alla vulnerabilità della sicurezza dei sistemi informatici, ed a fenomeni di irascibilità da/verso i colleghi.
I pericoli di essere sempre connessi
Lavorare a pieno regime in qualsiasi momento può vederci impegnati per tempi maggiori e con maggiori carichi di lavoro, proprio per mantenere alti livelli di produttività e alla fine il nostro rendimento può diminuire. Lo stesso vale per essere sempre connessi e reperibili. Si evidenziano quindi necessità di pause dai vari schermi e dispositivi (tutti) e tempo per liberare i pensieri da qualsiasi cosa legata al lavoro, ma anche sgranchire gli arti e rilassare la vista, anche solo per un momento.
La letteratura evidenzia diversi sintomi di burnout digitale a cui prestare attenzione se si profilano concreti timori e/o rischi di passare troppo tempo davanti agli schermi:
- Sentirsi disconnessi dai propri amici, familiari e colleghi. Dato peggiorativo se il lavoratore abita/vive da solo.
- Si evidenziano problematiche di carattere sociale per le persone con esigenze speciali.
- Aumento generalizzato di ansia, con risvolti sociali e/o lavorativi e caratteri di continuità.
- Difficoltà ad addormentarsi e/o dormire per tutta la notte.
- Persistenza di un livello anche elevato di stanchezza
- Mancanza di concentrazione e conseguenti ridotte prestazioni lavorative
- Negatività nei confronti dell’ambiente di lavoro e/o del lavoro in sé.
- Ricerca e prove di allontanamento mentale dal lavoro
- Generale mancanza di energia o motivazione
Naturalmente, questi sintomi non sono esclusivi del burnout digitale, ma sperimentarne la presenza, o raccogliere segnali in questo senso potrebbe indicare la presenza di squilibrio nella vita lavorativa e possono rappresentare i primi sintomi del burnout digitale. Il primo passo per iniziare a pensare ad una soluzione è capire se le persone stiano lavorando troppo o se le stesse passino troppo tempo a fissare i vari schermi. Negli ultimi tre anni, abbiamo assistito di fatto ad una moltiplicazione degli schermi. Chi prima aveva un solo schermo ne ha almeno due, chi ne aveva due ne ha anche quattro.
Il rischio di perdere il tempo libero.
Quando un lavoratore è malato, dovrebbe curarsi. Negli ultimi tempi un lavoratore malato, può avere la tentazione o la possibilità di continuare a lavorare semplicemente perché ha accesso ad un dispositivo connesso e pronto per il lavoro. Piuttosto semplice, davanti a sintomi lievi che si risolvono in un giorno o due di lavoro da casa (magari in pigiama e sul divano) ma per malattie e condizioni più gravi ed importanti spesso vi è necessità di riposo e di recupero/cura. Durante il periodo del Covid, abbiamo imparato (a nostre spese) che isolarsi quando si è potenzialmente infetti è un passo di prevenzione importante per evitare di diffondere infezioni ad altri. Il problema di oggi è che ci si aspetta invece che le persone partecipino alle riunioni di Zoom/Teams/Meet mentre sono malate. Per alcuni, in particolare per quelli che hanno bisogno di riposo, questa cosa può essere estenuante. La pressione delle aspettative di questa nuova forma di presenza, può indurre a partecipare anche quando le condizioni fisiche consiglierebbero di riposarsi o semplicemente il lavoratore preferirebbe di no. Sappiamo tutti come il sonno ed il riposo durante le fasi acute della malattia possano essere essenziali per il recupero. Durante queste fasi, sforzarsi alla fine, significa anche rischiare di compromettere prestazioni, e aumentare la possibilità di fare errori. I rischi derivanti da queste nuove forme di superlavoro, non sono solo mentali e possono a mettere a serio rischio la nostra salute. In altri articoli abbiamo già affrontato l’argomento del long-covid. Gli ultimi studi, dimostrano come il super lavoro può portare ad un aumento dell’ incidenza di problemi cardiaci (>42%) e soprattutto di ictus (>19%). Il problema vero è che non sembra super lavoro. Perché non si è fisicamente al lavoro. Il burnout digitale non è qualcosa da trascurare, e sarà materia di analisi dei prossimi anni.
Possiamo evitare il burnout digitale?
Ci sono molte situazioni in cui si può essere indotti e/o tentati a lavorare per più ore. Soprattutto è più facile farlo quando i dispositivi sono a portata di mano. La scienza e la normativa sostengono che le pause hanno un ruolo fondamentale. Quando si lavora tutto il giorno davanti allo schermo, un modo intelligente di fare pausa è seguire la regola del 20-20-20 che si insegna sempre ai corsi di formazione per il personale impiegatizio. La regola è semplice (e si ricorda bene) : Ogni 20 minuti occorre fissare per 20 secondi qualcosa lontano almeno 20 metri. Applicare questa semplice regola durante l’attività lavorativa può ridurre concretamente l’affaticamento visivo ed i disturbi ad esso collegati, e consentire ai nostri occhi di cambiare messa a fuoco inducendo il relativo rilassamento dei muscoli oculari. Su turni di otto ore, è infine necessario, alzarsi almeno una volta all’ ora per almeno 5-10 minuti. Il minimo indispensabile insomma, per prendere un caffè, fare un salto in bagno o semplicemente fare due passi e sgranchirsi le gambe. Gli studi infine pongono grande importanza alla meditazione ed agli esercizi di respirazione profonda che ormai è provato possono ridurre lo stress e ripristinare livelli di calma.
Le aziende possono fare qualcosa ?
I lavoratori devono fare attenzione al burnout digitale. Anche le aziende dal canto loro, possono mettere in campo azioni che garantiscano sicurezza e aumentino il benessere continuo dei lavoratori. In questi mesi molte aziende sono impegnate nel normalizzare le pause e stanno verificando che il lavoro abbia dei termini e dei tempi certi. Approcci basati sul lavoro serale in aggiunta a quello diurno, si sono dimostrati poco salutari, ed è probabilmente il primo obiettivo su cui operare concretamente. Le aziende possono incoraggiare le pause, pubblicizzare la regola del 20-20-20, anche assicurandosi che i preposti vigilino sul personale a fare pause regolari, in modo da verificare un corretto svolgimento dei turni lavorativi. Una moderna comunicazione fatta di grafiche accattivanti e colori che attirino l’attenzione, aiuta a prendere consapevolezza del problema, e quindi a riconoscere i segni del burnout digitale sia nelle altre persone che su sé stessi. Infine le buone, vecchie, sane riunioni. Incontrare di nuovo le persone faccia a faccia periodicamente, offrire a tutti di sedersi intorno allo stesso tavolo, guardandosi negli occhi e non attraverso uno schermo. Il valore aggiunto è la bellezza di ritrovarsi nella stessa stanza, con le altre persone, anche se il lavoro a distanza, per mille motivi, può essere diventato prioritario e preferenziale. La nuova igiene digitale, aiuta ad evitare abitudini che possono diventare tossiche sul posto di lavoro e al contrario incoraggia il personale ad evitare tutti i problemi derivanti dallo stress lavoro correlato. Per concludere si segnala che il tema è diventato prioritario anche per la Commissione Europea. La Campagna ambienti di lavoro sani e sicuri 2023-2025: “Lavoro sano e sicuro nell’era digitale” sarà lanciata nell’ottobre 2023. Tratterà gli impatti della digitalizzazione sul lavoro e sui luoghi di lavoro e analizzerà le relative sfide e opportunità in materia di sicurezza e salute.
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