Ancora lontano l'invio telematico dei certificati medici di gravidanza
A cura della redazione

Il Garante della privacy, con il parere del 4/06/2015 n.334, ha fornito chiarimenti in merito alle modalità tecniche per la predisposizione e l'invio per via telematica all'INPS dei certificati medici di gravidanza, interruzione della stessa e parto previste da uno schema di decreto interministeriale elaborato dal Ministero del lavoro.
Più precisamente in base al Testo unico sulla maternità e paternità, questi certificati devono essere inviati all'INPS direttamente dal medico del SSN, esclusivamente per via telematica, utilizzando il medesimo sistema di trasmissione delle certificazioni di malattia.
Lo schema di decreto sottoposto all'Autorità, che ha già recepito molte delle indicazioni fornite dall'Ufficio del Garante nel corso di incontri avuti con le amministrazioni interessate, presenta, tuttavia, ancora dei profili che devono essere ulteriormente perfezionati.
In sostanza secondo il Garante della privacy il provvedimento deve essere integrato prevedendo che l'invio telematico dei certificati, come stabilito dalla normativa, non sia automatico, ma avvenga su richiesta della lavoratrice per consentirle di potersi avvalere dei diritti che l'ordinamento le riconosce (interruzione della gravidanza, non riconoscimento del figlio, parto in anonimato).
Infatti secondo il parere occorre scongiurare il rischio che si instauri la prassi dell'invio automatico dei certificati senza verificare che la donna sia una lavoratrice e che voglia avvalersi dei benefici erogati dall'Inps. Nello schema inoltre, deve essere inserita una specifica disposizione che preveda l'adozione di idonee misure di sicurezza a protezione dei dati. Particolare attenzione poi, deve essere, riservata ai dati che, in base alla normativa di settore o ai principi del Codice privacy, possono essere inclusi nei certificati. Nello schema vanno quindi evitate le diciture che possono risultare generiche o ambigue, o che possono arrecare lesioni alla riservatezza delle lavoratrici. L'Autorità ha chiesto, ad esempio, che sia cancellata dal certificato di interruzione di gravidanza l'informazione sulle condizioni del feto al momento della nascita (vivo, morto), poiché ininfluente (e quindi eccedente e non pertinente) ai fini della fruizione dei periodi di assenza dal lavoro per malattia o degli eventuali benefici previdenziali o assistenziali.
Ulteriori modifiche richieste dal Garante riguardano il perfezionamento dello schema per evitare che il datore di lavoro venga a sapere informazioni che non deve conoscere e l'individuazione, anche per categorie, delle strutture sanitarie competenti all'invio dei certificati.
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