Allergie ai pollini: la gestione sul lavoro
A cura della redazione
Un manuale pubblicato da INAIL, curato dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila), tratta il tema della gestione del rischio esposizione di soggetti allergici ai pollini in contesto lavorativo.
Da dove nasce il manuale
Ridurre l’incidenza delle malattie professionali derivanti dall’inquinamento ambientale è uno degli obiettivi trasversali che incontra quanto previsto dal Piano nazionale di prevenzione 2020-2025, dalla Strategia europea per la salute e sicurezza 2021-2027, che prevede anche la riduzione dell’incidenza e della mortalità delle patologie croniche non trasmissibili entro il 2030, e dagli obiettivi di altri organismi internazionali.
L’inquinamento atmosferico è fra le principali cause della diffusione e cronicizzazione di patologie non trasmissibili, respiratorie e non solo. Il polline è una delle cause di queste patologie, insieme ad altri allergeni aerodispersi.
L’innalzamento delle temperature, che porta ad un prolungamento della stagione delle fioriture e quindi ad un aumento della produzione di polline, impatta sulla salute delle persone già allergiche e asmatiche.
Proteggere i lavoratori dai rischi derivanti dall’esposizione ad elementi a cui potrebbero essere allergici non ha soluzioni semplici ed immediate, ma sta divenendo un’urgenza da affrontare.
Le allergie, infatti, hanno ormai una diffusione epidemica, colpendo circa il 30-40% della popolazione mondiale, molte delle quali sensibili proprio al polline.
La ricerca si sta spingendo anche nel determinare gli effettivi legati alla presenza concomitante di altri inquinanti, che in qualche modo interagiscono con i pollini.
L’approccio proposto
Considerando tutti gli elementi concorrenti, il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale ha attuato un approccio multidisciplinare nella realizzazione del manuale, coinvolgendo professionisti in molti ambiti, andando a studiare sia le fonti di inquinamento di natura biologica sia di natura chimica e fisica.
Multidisciplinare dovrà essere anche l’approccio di chi si occupa di prevenzione e promozione della salute pubblica, sia delle attività che devono valutare l’esposizione in contesto lavorativo.
Indicazioni operative
Cosa è possibile fare in settori dove l’esposizione è maggiore, come l’agricoltura, la produzione alimentare e l’edilizia?
Anzitutto, è necessario essere in grado, nel tempo di identificare i casi di sintomatologie allergiche respiratorie e le metodologie per stabilire l’idoneità dei soggetti affetti nei protocolli di sorveglianza sanitaria. Il manuale propone una serie di attività che il medico competente può portare avanti, in collaborazione con l’organizzazione, per valutare correttamente l’idoneità:
- effettuazione di una diagnosi precisa della malattia rinitica/asmatica del soggetto (o controllo dell’esattezza della diagnosi già effettuata);
- valutazione della gravità dello stato sintomatologico del soggetto;
- controllo dell’efficacia della terapia seguita dal soggetto ed eventuale aggiustamento;
- valutazione delle caratteristiche del luogo di lavoro e della mansione;
- valutazione delle ripercussioni della malattia allergica sui compiti lavorativi;
- valutazione dei possibili effetti negativi dell’attività lavorativa sulla malattia allergica.
In base a quanto emerso, il datore di lavoro dovrà programmare la sorveglianza sanitaria.
Ai lavoratori esposti, il datore di lavoro dovrà poi fornire adeguate informazioni e formazione su:
- i rischi ai quali sono esposti durante le lavorazioni;
- l’importanza di seguire scrupolosamente le procedure di lavoro indicate;
- il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI).
Il rischio però riguarda non solo gli ambienti esterni, ma anche i locali indoor; nel documento vengono ben esposti i fattori che possono determinare inquinamento dell’aria nei locali interni e di conseguenza esposizione dei lavoratori ad agenti in grado di indurre allergie. Per contrastare questo, possono essere attuate diverse misure:
- in primis, possono essere condotti campionamenti e indagini sulla qualità dell’aria;
- gli agenti inquinanti spesso vengono trasportati dagli stessi occupantier questo, in presenza di soggetti sensibili, può essere opportuno prevedere procedure che richiedano di cambiare le scarpe prima di entrare nel luogo di lavoro o di scuotere gli indumenti, soprattutto durante la stagione di fioritura dei pollini;
- prevedere e tenere accesi e in buono stato di funzionamento gli impianti di ventilazione meccanica, monitorando e regolando i parametri microclimatici (ad es. temperatura, umidità relativa, CO2);
- scegliere i filtri corretti in base al tipo di inquinante e sostituirli regolarmente.
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