Tra i tanti impatti del cambiamento climatico, c’è inevitabilmente anche quello degli incendi. E’ diventato estremamente difficile per le organizzazioni mantenere i lavoratori in sicurezza ed evitare di fermare le produzioni. Di conseguenza, le aziende devono continuare ad aggiornare i propri piani di emergenza, in particolare quello di preparazione e risposta agli incendi.

Cosa tratta:

La "stagione" degli incendi non esiste più. Negli anni passati, la maggior parte degli incendi in Italia si è verificata tra giugno e agosto. Ora, gli incendi stanno scoppiando all'inizio della primavera e durano fino a novembre. Una menzione a parte poi, meritano gli impianti di smaltimento dei rifiuti, che sono stati anche oggetto di diverse modifiche legislative. Le temperature in aumento e la vegetazione secca hanno creato una necessità di una costante vigilanza sugli incendi, che non è più localizzabile alla stagione calda.

Il report ISPRA che aggiorna in costante i dati relativi agli ecosistemi forestali e ai relativi incendi, comunica che al 7 agosto 2023, sono stati quasi superati 59000 ettari (ha), di cui solo 9400 ha sono riferibili a ecosistemi forestali. Il 93% delle aree bruciate fino ad oggi risultano in Sicilia (75%) e in Calabria (18%). La provincia di Palermo risulta la più impattata (oltre 15500 ha, di cui il 20% foreste), a seguire la provincia di Reggio Calabria (8500 ha, il 18% di foreste), la provincia di Messina (5200 ha, il 19% di foreste) e la provincia di Siracusa (4200 ha, il 24% foreste).Dal 5 agosto al 7 agosto la regione Sardegna è stata interessata da numerosi incendi che hanno avuto un impatto relativamente limitato sugli ecosistemi forestali. Le aree percorse da incendio maggiormente impattate del settore orientale della Sardegna sono relativi ai comuni della provincia di Nuoro (Gairo; Posada e Siniscola) e della provincia del Sud Sardegna (Castiadas e Muravera).

Nel 2022 nella Penisola sono stati 5.207 i reati accertati per incendi dolosi, colposi e generici. Calabria e Sicilia restano saldamente al comando della classifica 2022 delle regioni più colpite dalle azioni incendiarie, rispettivamente con 611 e 544 reati contestati. Segue al terzo posto il Lazio con 479, la Toscana con 441 e la Lombardia, che dal decimo passa al quinto con 415.  Oggi, alcune regioni italiane sono esposte di fatto, a un significativo rischio di incendi dolosi e si prevede che il cambiamento climatico lo aggraverà ulteriormente nei prossimi 30 anni.Gli esperti hanno lanciato l'allarme su stagioni di incendi (ormai non più solo boschivi) più gravi, sia ora che in futuro. Le organizzazioni devono quindi necessariamente adeguare le strategie di mitigazione del rischio per garantire la sicurezza delle proprie persone e risorse. Le organizzazioni di tutte le dimensioni e settori dovrebbero modernizzare i propri piani di preparazione agli incendi per ridurre al minimo le perdite sia per l'azienda che per i dipendenti, e dovrebbero progettare di andare ben oltre le tradizionali vie di evacuazione.

Proponiamo tre aree di interesse da considerare al fine di rinnovare il piano di emergenza per gli incendi.

1. Audit sul contesto 

I piani di emergenza antincendio non possono essere validi per tutti. Affinché un piano sia efficace, è essenziale condurre un'approfondita valutazione del rischio del contesto esterno, di ogni luogo e registrare qualsiasi cosa che possa in qualche misura impattare con la struttura. Le politiche e le procedure specifiche di analisi del contesto, possono includere indicazioni su attività come la riduzione degli stoccaggi di rifiuti, la rimozione di tutto quello che potrebbe essere infiammabile, una buona cura dei confini in particolare se arborei/vegetali.

Le organizzazioni in questi mesi stanno concentrando molto gli sforzi sulla gestione dei documenti più importanti e delle scadenze. Può sembrare banale, ma ogni verifica e ogni documento scaduto può invalidare efficacemente la copertura assicurativa. Ad esempio il CPI; la verifica della messa a terra, la mancata manutenzione degli impianti energetici, sono più che sufficienti a fare in modo che le assicurazioni non coprano il rischio di incendio.

Le organizzazioni che sono immerse nella natura e circondate da boschi o comunque vegetazione, stanno progettando percorsi di evacuazione multipli, con un doppio obiettivo; da un lato si cercano strade alternative se una uscita fosse bloccata, dall’ altra si cerca di distribuire meglio i carichi di ogni singola uscita in modo da evitare sovraffollamenti e consentire di ricevere i soccorsi.

Sebbene i dettagli varieranno in base alla località, l'utilizzo di un formato standard può creare coerenza tra i piani in modo che i coordinatori delle emergenze e/o gli RSPP  possano fornire rapidamente indicazioni su dove trovare prontamente informazioni e check list durante i momenti di stress, anche se come può capitare non siano fisicamente sul posto.

Oltre all'audit di ogni sede è fondamentale nel caso di aziende multisito, pianificare come trasferire processi, forniture e strumenti da una struttura all'altra in caso di evacuazione di incendi o danni da incendio. Una buona progettazione e una valutazione dei rischi, possono aiutare anche a mantenere produzione e forniture in sicurezza, anche se gli incendi comportino cambiamenti temporanei del personale, così come in caso di danni alle strutture e/o agli impianti.

2. Corsi di formazione aggiornati (per piani aggiornati).

Un piano di emergenza non conosciuto e noto dai lavoratori, non è un piano di emergenza, ma una semplice lista di desiderata, difficilmente attuabile. Se il piano di emergenza cambia, un aggiornamento della formazione è fondamentale per garantire che i piani siano attuabili e che le nuove procedure rimangano chiare a tutti i lavoratori. La formazione può anche essere breve, quello che è fondamentale, anche secondo i nuovi decreti antincendio (dm 1/2/3 sett. 2021) sono le esercitazioni e/o simulazioni che possono aiutare a conservare la memoria e scoprire aree di miglioramento. Le ricerche dimostrano che con l'aumentare dei rischi di condizioni meteorologiche avverse e calamità naturali sempre più frequenti, i lavoratori desiderano una formazione aggiornata e coerente.

Nei diversi studi seguiti alla pandemia, si rileva costantemente che il 70/80% dei dipendenti intervistati afferma che il proprio datore di lavoro potrebbe fare di più per farli sentire preparati a gestire le emergenze sul lavoro. Le ricerche post pandemiche infatti, mettono in forte relazione la frequenza della formazione sulla sicurezza con la capacità dei lavoratori, ma anche aziendale di affrontare una crisi e/o una emergenza. Una formazione mirata, (anche più breve ma più frequente) può aiutare i lavoratori a sentirsi più adeguatamente attrezzati per gestire le emergenze ed a seguire quanto contemplato nei piani di risposta alle emergenze. Ciò garantisce la sicurezza dei lavoratori e aumenta in maniera significativa la resilienza di un'organizzazione. La formazione sulla preparazione alle emergenze, ma anche agli incendi, dovrebbe includere anche i lavoratori in smart working. È importante fare consapevolezza sulle emergenze anche a coloro che lavorano da casa e/o che frequentano meno gli ambienti lavorativi. La formazione può stimolare la riflessione, in modo da ricercare poi i percorsi di evacuazione corretti per i loro spazi di lavoro domestici. Dove devo andare in caso di incendio se sono a lavorare da casa? La formazione potrebbe mettere a disposizione risorse informative (ad es. IO NON RISCHIO 2023) per imparare a mantenere sé stessi e le loro famiglie al sicuro in caso di emergenza.

3. Comunicazione (ai tempi della comunicazione)

Una comunicazione efficace garantisce il mantenimento della sicurezza e della continuità aziendale nonostante i pericoli di incendi. Gli strumenti di comunicazione di emergenza al giorno d'oggi consentono agli HSE Manager di raggiungere rapidamente le persone giuste al momento giusto con le informazioni pertinenti. Le piattaforme con funzionalità di messaggistica multicanale e bidirezionale consentono di confermare e identificare la presenza dei dipendenti che necessitano di aiuto, riducendo così i tempi di risposta alle emergenze ed eliminando la confusione. L'utilizzo di canali di comunicazione internet per gli scenari più comuni può anche accelerare l'accesso alle informazioni durante la condivisione di aggiornamenti urgenti. Gli incendi poi, possono anche causare significativi tempi di inattività. Una comunicazione efficiente può fare la differenza tra un'organizzazione resiliente e pesanti perdite di entrate. Un sistema di comunicazione affidabile e di facile utilizzo consente ad esempio ai preposti di confermare che i lavoratori, così come gli addetti alle emergenze siano a conoscenza di cantieri, eventuali modifiche operative temporanee e dei vari aggiornamenti di stato degli impianti, riducendo al minimo la perdita di produttività.

La preparazione alle emergenze riduce i rischi finanziari.

Gli incendi rappresenteranno una minaccia per quasi tutte le organizzazioni in una forma o nell'altra. Se non sono gli incendi stessi, potrebbe essere il fumo che si estende a centinaia, se non a migliaia, di miglia di distanza, come abbiamo visto in Sardegna o nei recenti incendi in Canada. Le organizzazioni odierne devono costruire culture radicate nella sicurezza e nella protezione per prepararsi agli effetti del cambiamento climatico. È quindi necessario coinvolgere tutti i lavoratori, mantenere la connessione e la trasparenza con tutti durante le emergenze e valutare e rivalutare la totalità delle situazioni di emergenza per determinare l'impatto effettivo o potenziale degli incendi.

La conclusione appare molto semplice; i piani di preparazione alle emergenze devono essere costantemente migliorati poiché gli incendi continuano ad aumentare in numero, dimensioni e gravità.